giovedì 11 marzo 2010

42-Una notte lunghissima





Quella appena passata è stata una notte veramente particolare. Ho avuto difficoltà ad addormentarmi e così, dopo essermi girato e rigirato sulla mia foglia senza riuscire a chiudere occhio, mi sono alzato e me ne sono andato a fare un giretto per il bosco.
Era buio, nessuna stella in cielo e della luna nemmeno l'ombra.
Il vento, che di giorno mi fa tanta compagnia, soffiava invece forte e minaccioso.
Non so per quale motivo sia successo, ma ad un certo punto mi sono reso conto di essermi perso, forse la mancanza di luce intorno a me, forse il rumore del vento che faceva muovere vorticosamente tutto ciò che, invece di accarezzare, aveva deciso di prendere a schiaffi.
Senza nessun riferimento a farmi da bussola, e nonostante conosca a memoria ogni angolo del mio bosco, improvvisamente non ero più in grado di capire, o intuire, dove fossi.
Ogni abero mi sembrava uguale, e tutti mi si ponevano davanti come oscuri ostacoli ad intralciarmi la strada.
Sono caduto più volte inciampando su affioranti radici oppure su rovi che non ricordavo nemmeno ci fossero.
Era così tanta l'angoscia che provavo da non avere nemmeno il coraggio di urlare, non per chiedere aiuto, ma almeno per sperare in una risposta, una voce che potesse confermarmi che non ero rimasto solo.
Il tempo passava e la notte sembrava non voler finire mai, mi ero quasi convinto che una magia l'avesse resa infinita.
Ero forse stato io a offendere la natura, e questo era il modo per punirmi?
Poi il vento si è calmato, il rumore dello sbattere dei rami si è affievolito e da dietro alcuni fili d'erba, è uscito il sole, senza alcun timore reverenziale per l'oscurità che lo aveva preceduto.
Ho tirato un sospiro di sollievo ... finalmente il sole.
Stavo per tornarmene al mio giaciglio, nella speranza di poter almeno riposare un pò, quando una risatina sarcastica mi ha bloccato. Era un gufo, appollaiato su un ramo che mi guardava e rideva, di me!
"Che hai da ridere, pensi di essere molto più carino di me?" chiesi leggermente indispettito da quel suo sorrisino.
"Ma no, ci mancherebbe" rispose" solamente mi ha divertito osservarti, così impaurito, mente brancolavi nell'oscurità, giravi intondo senza accorgertene, ed inciampavi sempre negli stessi posti ... eri tanto buffo"
"Caro gufo, sono sincero, mi ero perso, ed ho avuto paura che ..." mi interrupe.
"Non temere, folletto, non potrà mai esserci una notte tanto buia e tanto lunga da poter, comunque, impedire al sole di risorgere, ogni volta".

5 commenti:

  1. E' buffo accorgersi che i punti di riferimento sono così importanti per noi: perderli di vista ci fa precipitare nella paura. Veramente non possiamo farne a meno? Non penso: il sole sorge ogni mattina ...
    Serena giornata, folletto.

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  2. a volte però sembrano non finire mai i momenti come questi.. e gli ostacoli sembrano sempre più grandi di quanto in realtà non lo siano..
    quindi la notte passata l'hai passata in bianco.. come me.. spero poi tu sia riuscito a riposare un pochettino..
    ah, prima mi sono dimenticata.. tiramene una secchiata, forse è meglio.. :)
    ciao e grazie per questo post e per tutti gli altri..

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  3. FrammentoDiCristallo prepara l'ombrello, perche il secchio è pronto!!!!

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  4. Questo post mi aiuterà a dormire... Mi sono sentita al sicuro... Il tuo mondo era anche il mio un tempo ma... ho smarrito la strada!

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  5. Alla fine però te la sei cavata. E forse tutta quell'ansia, quella paura che hai provato durante il buio..forse era eccessiva. Sei sempre nel tuo bosco, tra i tuoi rami, con le tue foglie. Le cose cambiano in apparenza. Al senso ma l'essere in se resta tale. Quindi non spaventarti quando ti sembra di non riconoscere più la tua casa, il tuo mondo..take it easy, tutto torna al posto.


    Saluti folletto, Laura

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