sabato 9 novembre 2019

Jazz




Il passo è lento e leggero, il movimento del corpo sinuoso ed elegante, gli occhi, due uniche piccole stelle incastonate in un cielo atipicamente cupo, dall'espressione furba e curiosa.

Il suo mondo è li, un appartamento nella grande città al margine del bosco, ne conosce ogni piccolo dettaglio, ma è perfettamente conscia che i confini possono essere valicati e che fuori esiste un altro mondo fatto di … chissà da chi e da cosa è popolato l'altro mondo, già sapere che esiste la stuzzica e la affascina.

Forse è proprio per questa sua curiosità che la notte preferisce passarla seduta sul tetto dell'appartamento a guardare oltre quella miriade di luci che caratterizzano la città, nella speranza di percepire segnali dell'"altro mondo".

Mi capita spesso, nei miei frequenti voli notturni, di vederla su quel tetto accovacciata a contemplare nel vuoto con quella sua espressione sognante.

Non mi sono mai avvicinato a Lei, seppur tante volte ci abbia provato, sono talmente "diverso" da Lei: piccolo, buffo, goffo, probabilmente mi scaccerebbe come si fa con una zanzara quando ti ronza fastidiosamente vicino all'orecchio …

No, meglio rimanere qui in disparte, è già molto bello guardarla e farsi contagiare dalla sua particolare energia, perché rischiare di rovinare tutto con uno scontatissimo e poco originale: "ciao, sono un Folletto!".

Una cosa però l'ho fatta, ovviamente di nascosto, l'inverno è ormai alle porte e le temperature, specialmente quelle notturne, cominciano ad irrigidirsi; qualche giorno fa l'avevo notata nel suo solito posto, ma si era avvicinata al comignolo sbuffante, forse qualcuno, nell'appartamento, aveva acceso il fuoco nel camino e così quell'angolo di tetto era riscaldato dal fumo che usciva.

Avrebbe potuto starsene al calduccio davanti ai ceppi scoppiettanti ed invece, anche quella sera, non aveva voluto rinunciare a salire sul tetto per sognare.

Il giorno dopo, prima del calar del sole, con il rischio di farmi vedere da qualcuno (strano ma c'è ancora qualcuno che tende ad alzare il naso e guardare al cielo … specialmente gli umani più piccoli), avevo portato una calda e soffice coperta, tessuta da una mia amica fatina, e l'avevo lasciata vicino al comignolo in modo che la potesse vedere: da quel giorno, quando passo, la vedo sempre avvolta nella coperta, credo di averle fatto un buon regalo.

Anche stanotte una leggera brezza proveniente dal mio bosco e diretta alla grande città mi ha permesso di salire su una foglia e dirigermi in una delle mie scorribande notturne e non posso non passare da quello che ormai chiamo il "Tetto di Lei" per un fugace saluto.

Mi sto avvicinando e noto subito qualcosa di diverso dal solito: non è accovacciata sotto la coperta ma seduta su di essa, le orecchie incredibilmente tese ed il corpo proteso in avanti, gli occhi sono due fessure, l'espressione estremamente concentrata; qualcosa l'ha colpita, qualcosa ha sentito, deve solo capire cosa.

Mannaggia mi ha visto! Mi fermo in una zona più buia ma Lei continua a guardare sospettosa verso di me.

Provo a spostarmi per cercare riparo dietro un albero (anche in città ci sono gli alberi, ma parlano poco, sono tristi) e noto che Lei non mi ha seguito con lo sguardo … fiù, ero solo in traiettoria, ma non mi aveva visto!

Mi volto per capire cosa la incuriosisca così tanto: dietro di me solo il bosco.

Ascolto i rumori del bosco, a me conosciuti, per capire se c'è qualcosa di anomalo: mi pare tutto normale, anzi no, stasera ci sono gli "scalmanati" che hanno deciso di ritrovarsi per fare un po' di confusione.

Sono cinque folletti come me che un giorno si sono avventurati in un viaggio molto lungo; quando tornarono ci raccontarono di essere stati in una città diversa dalle altre, le case erano tutte più basse di quelle della nostra vicina grande città, con simpatiche terrazze in ferro, strabordanti di piante e fiori, che formavano, sul piano stradale, colorati portici.

E poi le persone che le abitavano … mai viste di così felici e spensierate, cantavano, suonavano, ogni occasione ora quella giusta per ballare, anche in strada.

Ne erano rimasti affascinati e così decisero di costruire degli strumenti come quelli che avevano visto e di ritrovarsi, ogni tanto, per suonare, cantare e ballare. Anche nel bosco.

Peccato che nessuno di loro conoscesse la musica, quindi ognuno di loro suonava il proprio strumento cercando di stare dietro agli altri, talvolta con scarsi risultati.

Loro si divertivano come pazzi, ma gli abitanti del villaggio ben presto si stancarono di quello che loro chiamavano "rumore" e li obbligarono a spostarsi in una grotta ai margini del bosco e sufficientemente lontani dal villaggio stesso.

Io non lo consideravo rumore, non era raro che andassi ad ascoltarli, ma rimanevo sempre nascosto nell'alta vegetazione per non farmi vedere, non so perché, ma preferivo così.

Quella sera il venticello stava portando quella musica fino in città e Lei l'aveva sicuramente sentita.

Dalla sua espressione capii che quello era il "mondo" che aveva sempre saputo esistesse e che doveva assolutamente visitarlo. Ma come?

Mi faccio coraggio (proprio io che sono un fifone …), conto fino a dieci (lentamente …) e mi avvicino a lei: è anche più bella di come la vedevo da lontano.

"Ciao sono un Folletto!" (patetico …)

Mi guarda per un attimo e poi torna concentrata sul punto nel vuoto dal quale proviene la musica.

"Ciao"

Come se tutti i giorni vedesse un folletto …

"Bella vero?" tento un secondo approccio.

Questa volta sono più fortunato, mi osserva un po' più a lungo e mi risponde anche: "molto! Cosa è?"

Bella figura che ho fatto! Cosa è? E che ne so io cosa è! Mica posso dirle "rumore"!

Dato il mio spiccato senso dell'originalità, continuo imperterrito nel campo dell'ovvio … "sono miei amici che suonano, vuoi andare a sentirli più da vicino?"

Bugiardo! (Non è vero che sono miei amici)

Illuso! (Sicuramente vorrebbe andare a sentirli, ma con me?)

"Ok! Andiamo"

Anche sordo adesso!

"Dai, muoviamoci, altrimenti finiscono prima che si arrivi".

Eh no, questa volta ho sentito bene! Vuole proprio che l'accompagni e non me lo faccio ripetere due volte.

"Seguimi" … era già partita ..

Arrivati alla grotta mi accorgo che all'interno sono in tanti ad ascoltarli: ci sono altri folletti, fatine, animali del bosco e, stranamente, anche della città.

Ci sediamo in un angolo e più ascoltiamo e più ci rendiamo conto che quel "rumore" ha un senso, che quella è musica, musica vera.

Una cosa mi colpisce: i cinque folletti che suonano si divertono più di tutti quelli che invece sono li per ascoltarli, come se suonassero prima per loro e poi anche per gli altri.

È una musica coinvolgente, una musica che mette i brividi.

Mi volto verso di Lei proprio nel momento in cui Lei si volta verso di me e mi accorgo che i suoi occhi si sono fatti di una dolcezza difficilmente descrivibile.

Rimaniamo così, a guardarci, per minuti (anche se a me sembrano ore) e dentro i suoi occhi vedo, nei più piccoli dettagli, il mondo che Lei immaginava su quel tetto e che oggi ha preso finalmente corpo.

Chissà cosa lei ha visto nei miei (temo un pesce lesso, dato che si leccava i baffi!)

Ma tutte le cose belle hanno sempre una fine e sempre nel momento meno opportuno: la musica finisce, la grotta si svuota, ognuno torna alla propria casa. Sarei voluto rimanere li tutta la notte … ed il giorno dopo, ma uno dei musicisti ci sta gentilmente buttando fuori.

Lei però è curiosa di natura e non resiste: " Ma che musica è?"

Lui la guarda, fin troppo accuratamente …, e le risponde pacatamente: "Jazz, piccola!"

"Ma è cosi diversa dalle altre musiche!"

"Certo!" riprende il folletto musicista "a differenza di quanto accade in tutti gli altri generi, dove il brano è comunque sempre più grande di chi lo suona, nel Jazz il protagonista è chi lo interpreta, a prescindere da ciò che viene suonato!"

Magia …