Il passo è lento e leggero, il movimento del corpo sinuoso ed
elegante, gli occhi, due uniche piccole stelle incastonate in un cielo
atipicamente cupo, dall'espressione furba e curiosa.
Il suo mondo è li, un appartamento nella grande città al
margine del bosco, ne conosce ogni piccolo dettaglio, ma è perfettamente
conscia che i confini possono essere valicati e che fuori esiste un altro mondo
fatto di … chissà da chi e da cosa è popolato l'altro mondo, già sapere che
esiste la stuzzica e la affascina.
Forse è proprio per questa sua curiosità che la notte
preferisce passarla seduta sul tetto dell'appartamento a guardare oltre quella
miriade di luci che caratterizzano la città, nella speranza di percepire
segnali dell'"altro mondo".
Mi capita spesso, nei miei frequenti voli notturni, di
vederla su quel tetto accovacciata a contemplare nel vuoto con quella sua
espressione sognante.
Non mi sono mai avvicinato a Lei, seppur tante volte ci abbia
provato, sono talmente "diverso" da Lei: piccolo, buffo, goffo,
probabilmente mi scaccerebbe come si fa con una zanzara quando ti ronza
fastidiosamente vicino all'orecchio …
No, meglio rimanere qui in disparte, è già molto bello
guardarla e farsi contagiare dalla sua particolare energia, perché rischiare di
rovinare tutto con uno scontatissimo e poco originale: "ciao, sono un Folletto!".
Una cosa però l'ho fatta, ovviamente di nascosto, l'inverno è
ormai alle porte e le temperature, specialmente quelle notturne, cominciano ad
irrigidirsi; qualche giorno fa l'avevo notata nel suo solito posto, ma si era
avvicinata al comignolo sbuffante, forse qualcuno, nell'appartamento, aveva
acceso il fuoco nel camino e così quell'angolo di tetto era riscaldato dal fumo
che usciva.
Avrebbe potuto starsene al calduccio davanti ai ceppi
scoppiettanti ed invece, anche quella sera, non aveva voluto rinunciare a
salire sul tetto per sognare.
Il giorno dopo, prima del calar del sole, con il rischio di
farmi vedere da qualcuno (strano ma c'è ancora qualcuno che tende ad alzare il
naso e guardare al cielo … specialmente gli umani più piccoli), avevo portato
una calda e soffice coperta, tessuta da una mia amica fatina, e l'avevo
lasciata vicino al comignolo in modo che la potesse vedere: da quel giorno,
quando passo, la vedo sempre avvolta nella coperta, credo di averle fatto un
buon regalo.
Anche stanotte una leggera brezza proveniente dal mio bosco e
diretta alla grande città mi ha permesso di salire su una foglia e dirigermi in
una delle mie scorribande notturne e non posso non passare da quello che ormai
chiamo il "Tetto di Lei" per un fugace saluto.
Mi sto avvicinando e noto subito qualcosa di diverso dal
solito: non è accovacciata sotto la coperta ma seduta su di essa, le orecchie
incredibilmente tese ed il corpo proteso in avanti, gli occhi sono due fessure,
l'espressione estremamente concentrata; qualcosa l'ha colpita, qualcosa ha
sentito, deve solo capire cosa.
Mannaggia mi ha visto! Mi fermo in una zona più buia ma Lei
continua a guardare sospettosa verso di me.
Provo a spostarmi per cercare riparo dietro un albero (anche
in città ci sono gli alberi, ma parlano poco, sono tristi) e noto che Lei non
mi ha seguito con lo sguardo … fiù, ero solo in traiettoria, ma non mi aveva
visto!
Mi volto per capire cosa la incuriosisca così tanto: dietro
di me solo il bosco.
Ascolto i rumori del bosco, a me conosciuti, per capire se c'è
qualcosa di anomalo: mi pare tutto normale, anzi no, stasera ci sono gli
"scalmanati" che hanno deciso di ritrovarsi per fare un po' di
confusione.
Sono cinque folletti come me che un giorno si sono avventurati
in un viaggio molto lungo; quando tornarono ci raccontarono di essere stati in
una città diversa dalle altre, le case erano tutte più basse di quelle della
nostra vicina grande città, con simpatiche terrazze in ferro, strabordanti di
piante e fiori, che formavano, sul piano stradale, colorati portici.
E poi le persone che le abitavano … mai viste di così felici
e spensierate, cantavano, suonavano, ogni occasione ora quella giusta per
ballare, anche in strada.
Ne erano rimasti affascinati e così decisero di costruire
degli strumenti come quelli che avevano visto e di ritrovarsi, ogni tanto, per
suonare, cantare e ballare. Anche nel bosco.
Peccato che nessuno di loro conoscesse la musica, quindi
ognuno di loro suonava il proprio strumento cercando di stare dietro agli
altri, talvolta con scarsi risultati.
Loro si divertivano come pazzi, ma gli abitanti del villaggio
ben presto si stancarono di quello che loro chiamavano "rumore" e li
obbligarono a spostarsi in una grotta ai margini del bosco e sufficientemente
lontani dal villaggio stesso.
Io non lo consideravo rumore, non era raro che andassi ad
ascoltarli, ma rimanevo sempre nascosto nell'alta vegetazione per non farmi
vedere, non so perché, ma preferivo così.
Quella sera il venticello stava portando quella musica fino
in città e Lei l'aveva sicuramente sentita.
Dalla sua espressione capii che quello era il
"mondo" che aveva sempre saputo esistesse e che doveva assolutamente
visitarlo. Ma come?
Mi faccio coraggio (proprio io che sono un fifone …), conto
fino a dieci (lentamente …) e mi avvicino a lei: è anche più bella di come la
vedevo da lontano.
"Ciao sono un
Folletto!" (patetico …)
Mi guarda per un attimo e poi torna concentrata sul punto nel
vuoto dal quale proviene la musica.
"Ciao"
Come se tutti i giorni vedesse un folletto …
"Bella vero?"
tento un secondo approccio.
Questa volta sono più fortunato, mi osserva un po' più a
lungo e mi risponde anche: "molto!
Cosa è?"
Bella figura che ho fatto! Cosa è? E che ne so io cosa è!
Mica posso dirle "rumore"!
Dato il mio spiccato senso dell'originalità, continuo
imperterrito nel campo dell'ovvio … "sono
miei amici che suonano, vuoi andare a sentirli più da vicino?"
Bugiardo! (Non è vero che sono miei amici)
Illuso! (Sicuramente vorrebbe andare a sentirli, ma con me?)
"Ok! Andiamo"
Anche sordo adesso!
"Dai, muoviamoci,
altrimenti finiscono prima che si arrivi".
Eh no, questa volta ho sentito bene! Vuole proprio che
l'accompagni e non me lo faccio ripetere due volte.
"Seguimi"
… era già partita ..
Arrivati alla grotta mi accorgo che all'interno sono in tanti
ad ascoltarli: ci sono altri folletti, fatine, animali del bosco e,
stranamente, anche della città.
Ci sediamo in un angolo e più ascoltiamo e più ci rendiamo
conto che quel "rumore" ha un senso, che quella è musica, musica
vera.
Una cosa mi colpisce: i cinque folletti che suonano si
divertono più di tutti quelli che invece sono li per ascoltarli, come se
suonassero prima per loro e poi anche per gli altri.
È una musica coinvolgente, una musica che mette i brividi.
Mi volto verso di Lei proprio nel momento in cui Lei si volta
verso di me e mi accorgo che i suoi occhi si sono fatti di una dolcezza
difficilmente descrivibile.
Rimaniamo così, a guardarci, per minuti (anche se a me sembrano
ore) e dentro i suoi occhi vedo, nei più piccoli dettagli, il mondo che Lei
immaginava su quel tetto e che oggi ha preso finalmente corpo.
Chissà cosa lei ha visto nei miei (temo un pesce lesso, dato
che si leccava i baffi!)
Ma tutte le cose belle hanno sempre una fine e sempre nel
momento meno opportuno: la musica finisce, la grotta si svuota, ognuno torna
alla propria casa. Sarei voluto rimanere li tutta la notte … ed il giorno dopo,
ma uno dei musicisti ci sta gentilmente buttando fuori.
Lei però è curiosa di natura e non resiste: " Ma che musica è?"
Lui la guarda, fin troppo accuratamente …, e le risponde
pacatamente: "Jazz, piccola!"
"Ma è cosi diversa
dalle altre musiche!"
"Certo!"
riprende il folletto musicista "a
differenza di quanto accade in tutti gli altri generi, dove il brano è comunque
sempre più grande di chi lo suona, nel Jazz il protagonista è chi lo
interpreta, a prescindere da ciò che viene suonato!"
Magia …
Uh 🔥 con jazz ci siamo proprio!! Bel post!
RispondiEliminaGrazie ...
EliminaTi ho letto un po' e ti seguirò. Anch'io amo Mary Cicely Barker e il mondo dell'animazione, sono una nonna e con la mia nipotina ci si diverte a inventare storie.. le leggerò le tue.
RispondiEliminaQuello che la Baker descriveva è appunto il "mio" mondo ...
EliminaVi aspetto, tu e tua nipotina, nella speranza di farvi divertire un po' con le mie strampalate storie.
Fate, Farfalle, Gattine ... se una creatura viene invitata nel "tuo" bosco è perchè deve valere, se poi l'occasione è per ascoltare buona musica ... wow.
RispondiEliminaUn bacio Folletto
-Vale <3-
Ciao -Vale<3-, beh, lo sai, per entrare nel mio mondo, se non si è bambini, devi veramente valere ...
EliminaUn racconto davvero molto suggestivo e bello. Amo questo mondo fatto di folletti, fate, creature fantastiche e musica. Alla prossima.
RispondiEliminasinforosa
Grazie Sinforosa, allora ti aspetto, anche se non potrò essere presente come in passato ... ho deciso che tornerò, ogni tanto, a staccare i piedi da terrà e riprendere i miei voli.
RispondiEliminache bello ritrovarti... e sempre w il jazz e gli aristogatti!
RispondiEliminaé bello ritrovare anche voi!
EliminaCiao Folletto, non ho ancora trovato una "folletta" da portare ad ascoltare il jazz, ma ci porto mia moglie. Ogni primo venerdì del mese in una grotta, pardon in una "maisons pour tous" si organizza un concerto di jazz, anzi due concerti perché la prima parte è eseguita dal Montpellier jazz club e la seconda da un complesso invitato a partecipare. Complimenti per la prosa perché al momento pensavo si trattasse di una gatta che volevi salvare. Un amichevole abbraccio con accompagnamento jazz.
RispondiEliminaCioao Elio, un abbraccio anche a te.
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