lunedì 28 giugno 2010

141-Un nuovo giorno

Anche stamani, dopo una notte buia, lunga, e popolata da sogni inquietanti, il sole si è affacciato alla finestra della mia camera.
Diversamente dai giorni scorsi, dove ha sempre manifestato la sua sfacciataggine, è entrato delicatamente, un raggio alla volta, come stesse chiedendo il permesso.
La luce ha reso i colori agli oggetti man mano che vi si posava, e con essi un pò di calore.
La mia prima sensazione è stata di velato fastidio, d'istinto avrei voluto chiudere gli occhi per rimanere ancora un pò nell'oscurità.
Poi mi sono arreso a ciò che è più grande di me.
In lontananza ho intravisto alcuni occhioni che mi fissavano in silenzio, come a dirmi, senza parole, che quel timido sole mattutino era lì a ricordarmi che la vita continua.
Mi sono alzato e, correndo fino a perdere il fiato, sono tornato nel mio accogliente bosco, gridando al vento di portarmi lontano, di cullarmi tra le sue braccia.
Lo farà.

sabato 26 giugno 2010

140-Fili

Sottilissimi fili,
tanto da parci invisibili,
di cui non conosciamo la reale consistenza.
Ragnatele
create da piccoli insetti
affinchè ci trattengano ad esse impigliati,
chissà per quanto.
Sottilissimi fili,
a cui basta un soffio di vento per mollare la presa.
... e treni che partono,
slegati da ogni vincolo,
per dove non lo sai,
ma partono.
... e tu costretto a terra,
sotto quella squallida pensilina,
a salutare
con in mano un filo spezzato dal vento.

mercoledì 23 giugno 2010

139-La creazione degli animali

C'era una volta Napi, che era l'aiutante del Sole: il Sole riscaldava la Terra mentre Napi faceva tutti i lavori di manutenzione. Un giorno Napi aveva terminato presto i suoi lavori, e dato che non era abituato a tenere le mani ferme, prese un blocco di argilla e cominciò a modellare con un blocco di argilla...
Una dopo l'altra fece le figurine di tutti gli animali della Terra. Era molto soddisfatto del suo lavoro: soffiò sopra ogni figurina, dando a ciascun animale un nome e un luogo da popolare sulla Terra.
Era rimasto un piccolo blocchetto di argilla. Napi lo pasticciò un po', poi fece un'altra figurina e disse: Ti chiamerai uomo, ed abiterai tra i lupi. Napi tornò al suo lavoro, ma un giorno arrivarono gli animali a protestare: il bisonte non riusciva a vivere in montagna perché era troppo ripida, le capre della prateria non amavano vivere nell'acqua, la tigre non si adattava vicino al mare e così via. Allora Napi ridiede a tutti nuove abitazioni, e questa volta furono tutti soddisfatti. Tutti, tranne l'uomo, che vaga dappertutto per trovare un luogo che lo soddisfi.

Questa è una leggenda degli Indiani d'America ...com'e piccolo il mondo!

lunedì 21 giugno 2010

138-Consapevolezza

A volte mi chiedo quanto possa essere vera la consapevolezza che alcuni, nel mio villaggio, mostrano di avere.
Mi capita di intrattenermi con persone che dichiarano la loro insicurezza, i loro timori e le loro paure, ma dopo un pò mi rendo conto di quanto siano forti dentro, di quanto, magari senza saperlo, siano consapevoli di ciò che in realtà sono.
Altre volte, invece, l'interlocutore sembra essere certo di ciò che dice di essere, esempio di forza, correttezza, salvo poi ricredermi rendendomi conto di quanto vuoto sia colui che ho davanti.
Io mi ritengo un folletto molto dubbioso, devo sempre pensare e ripensare prima di movermi.
Ho spesso il timore di sbagliare, di fare inconsapevolmente del male a qualcuno; anche se inferte in buona fede, certe ferite rimangono lì in bella mostra.
Mi sono ormai convinto che per avere certezze occorre cominciare a dubitare.

sabato 19 giugno 2010

137-Il mio bosco

Un impegno mi ha tenuto lontano dal bosco per qualche giorno, ma appena sono ritornato ho subito percepito che è questo è mio posto.
Sembra strano, non abbiamo molto, qui, una casetta, qualche amico, alberi, tanti.
I nostri passatempi sono molto semplici: parlare tra noi, andare a quardare i vari "spettacoli" che la natura ci riserva ...
Ricordo di un amico, che, tempo fa, non faceva altro che lamentarsi ripetendo di non sentirsi realizzato rimanendo in questo boschetto anonimo.
Decise di partire e di girare il mondo alla ricerca di tutto quello che gli occorreva, viaggiò per molto tempo, poi un giorno tornò a casa e fu qui che lo trovò.

mercoledì 16 giugno 2010

136-Passo io, passi tu?

La caldissima giornata mi ha spinto ad inoltrarmi nella foresta, ombrosa e fresca.
Stavo percorrendo uno stretto sentiero tra gli alberi e le rocce, quando, davanti a me ho visto un altro folletto che stava venendo nella mia direzione.
Il suo passo era spavaldo e più si avvicinava e più nel suo visivo potevo vedere chiaro un sarcastico sorriso.
Non lo conoscevo, ma l'idea che mi dava era quella di essere un attaccabriga.
Io mi sono spostato nel margine destro del sentiero, se lui avesse fatto altrettanto ci saremmo potuti scambiare abbastanza agevolmente, ed invece si è spostato al centro, braccia leggermente allargate come a voler prendere tutto lo spazio disponibile.
Ci siamo trovati uno di fronte all'altro, proprio nel punto più stretto del sentiero (credo che abbia adeguato l velocità del suo passo per fare in modo da incontrarci proprio in quel punto) e la cosa buffa è che proprio a nemmeno un metro dietro di lui ci sarebbe sato un piccolo spiazzetto che ci avrebbe permesso un agevole passaggio.
Io l'ho cordialmente salutato ma lui, guardandomi dall'alto verso il basso (era decisamente più alto e più robusto di me) mi dice:
"Non mi sono mai spostato per far passare uno stupido"
Allora io, schiacciandomi alla parete, gli ho risposto:
"Io invece si" , e l'ho fatto fatto passare.

lunedì 14 giugno 2010

135-Musica

Ascoltare misica mi piace, non ho particolari preferenze, purchè sia buona musica.
Le note mi rilassano, mi aiutano a concentrarmi, mi fanno volare con il pensiero.
Non riesco ad immaginare la mia vita senza musica.
C'è però un momento della mi giornata che mi regala una delle più belle sinfonie mai ascoltatae, la notte.
Quando esco e mi siedo al fresco sotto un albero e sento le rane gracidare nel laghetto, i grilli frinire nel prato, il fruscio delle foglie sugli alberi, il rumore dell'acqua che scorre nel ruscello, e le civette ..., questa è musica, questo è il canto della terra.

sabato 12 giugno 2010

134-Il cellulare

Come sempre la domenica, i prati intorno al bosco si riempono di persone che vengono dalla città per passare in pace ed al fresco la giornata.
Purtroppo, molto spesso, lasciano tracce del loro passaggio e dopbbimao pensare noi, creature del bosco, a ripulire.
Ieri, tra i tanti sacchetti e cartacce ho trovato anche uno strano apparecchio con una tastiera.
Un mio amico mi ha spiegato che era un "cellulare" e che con quello avrei potuto chiamare altre persone e parlarci a distanza.
Ero talmente curioso che ho cominciato a comporre dei numeri a caso.
Era veramente divertente, anche se alcuni si arrabbiavano perchè dicevano che li stavo disturbando.
Impegnatissimo in questa mia nuova attività, non mi sono accorto che il solito vecchio brontolone del villaggio era alle mie spalle. Quando l'ho visto mi sono detto "adesso me ne dice quattro"
Ed invece no, mi ha guardato e mi ha detto:
"Quando parli al telefono devi sorridere"
"Come può accorgersi che sto sorridendo se non ci vediamo! Ti stai prendendo burla di me, vecchio! "
"Assolutamente no, ragazzo, chi ti risponde lo sentirà dalla tua voce"

venerdì 11 giugno 2010

133-Occhio per occhio ...

Ho fatto una delle mie solite scappatelle in città, ad osservare i comportamenti delle persone.
Ho visto un ragazzino mangiare la sua merenda e poi buttare la carta a terra.
Mi sono precipitato verso di lui pensando gli fosse accidentalmente caduta.
"No, macchè caduta, lo fanno tutti, perchè dovre essere proprio io a gettarla nel cestino"
Più avanti un ragazzo più grande che con un oggetto appuntito stava graffiando le macchine in sosta.
"L'hanno graffiata anche a me, e così mi diverto a graffiare le altre"
Proprio in quel momento alle mie spalle è suonata una campanella.
Dei ragazzini stavano uscendo dalla scuola invadendo il marciapiede.
Su un lato uno di loro, robusto ed alto, stava malmenando un compagno decisamente più piccolo.
"Quando ero in prima, quelli più grandi di me, mi picchiavano sempre, adesso me la rifaccio io con quelli più piccoli"
Strano modo di vivere in questa città.
Ho chiesto spiegazioni nel mio villaggio ed un folletto più esperto di me mi ha spiegato che nelle città funziona così.
"E' una strana regola, non scritta, ma che molti rispettano; la chiamano occhio per occhio"
Da noi, nel bosco, non esiste una regola così ... occhio per occhio ... se in città continuano così ,alla fine il mondo diventa cieco!

giovedì 10 giugno 2010

132-Una storia vera.

Questa è una storia vera che mi ha raccontato un "ragazzo" di città che ho avuto il piacere di conoscere:

"C'era una volta un canile, nella periferia della grande città. Da oltre 20 anni era gestito da volontari che dedicavano un pò del loro tempo alla cura dei cani e dei gatti che venivano abbandonati. Nessuna sovvenzione da parte di nessuno. L'allora giunta comunale decise di donare, ad una cifra simbolica, il terreno alla associazione dei volontari, ad una condizione, pena il ritiro del terreno: l'area doveva rimanere adibita a "canile". Quel terreno era uno spicchio paludoso, lontano dalle abitazioni, ai margini della pista dell'aeroporto, dove nemmeno le zanzare e le rane, avevano trovato ospitalità. Era comunque uno "spazio", e come tale, questi volontari, lo resero vivibile per i loro più sfortunati amici. Ma il tempo passò, i palazzi della grande città si avvicinavano minacciosi rosicchiando la periferia. Fu così che quella ex palude cominciò a fare gola, era adesso perfetta per una serie di villette a schiera: a 200 metri un modernissimo centro commerciale, il casello autostradale a meno di 500, altrettanti dall'aeroporto e dalla metropolitana in costruzione .... perfetto, ma i volontari non se ne vogliono andare, a meno che non venga concesso loro un altro spazio. Alla nuova giunta comunale interessa solo il terreno, per loro i cani ed igatti possono anche tornare "liberi", niente da fare, niente nuovi terreni, sfratto immediato. Ma c'è un contratto, nessuno si muove di lì. Ed allora, ben 4 anni fà, una genialata del sindaco della grande città: l'associazione dei volontari viene denunciata per maltrattamento nei confronti degli animali e viene ordinato l'immediato sequestro del canile. Sapete cosa significa mettere sotto sequestro un canile? Nessun animale può più entrare, ma deve essere dirottato su altre strutture (o "macelli"...) nessuna manutenzione può essere fatta: se cade una tettoia, quel box rimane al sole ed alla pioggia ... In quattro anni i 400 cani si dimezzano, ma i volontari continuano a lavorare, spesso di nascosto, autofinanziandosi. E csì arriviamo ai giorni d'oggi, giugno 2010, finisce il processo, tutti prosciolti, terreno restituito all'associazione, canile dissequestrato. Abbiamo vinto! Ma, più che altro, hanno vinto i nostri amici che adesso potranno sperare in un trattamento più umano ... anzi no, più animale!"

A gentile richiesta, gli occhioni di quelli che il ragazzo di città ha adottato (Fuffi e Viola) e quelli di alcuni altri loro amici ed amiche.




(Gastrosa, Gioia, Pepe, Black e Bibò)

mercoledì 9 giugno 2010

131-La partita di pallone


Le gambe non ce la fanno più, sento le forze mancare, è più veloce di me e tratta il pallone meglio di quanto saprei fare io.
Mancano pochi secondi alla fine della partita, e siamo in vantaggio, devo assolutamente riuscire a bloccare l'avversario per evitare che faccia un pericoloso passaggio.
Stiamo giocando un partitella tra amici, nessun premio in palio, così, solo per divertirci un pò.
Però vincere ci piacerebbe ....
Ed invece non ce la faccio, proprio a pochi metri dall'albero che delimita la fine del nostro improvvisato, ed irregolare, campo di gioco, inciampo, cado a terra e l'avversario è libero di passare la palla al suo compagno smarcato davanti al nostro portire.
Un tiro fortissimo, nessuna possibilità di pararlo ...rete ....pareggio.
Fine dell'incontro.
I nostri avversari si abbracciano felici del pareggio raggiunto in extremis, noi ci guardiamo, nessuno sguardo di rimprovero verso di me, che mi sono ancora seduto a terra con il fiatone, ne verso il portiere che non è riuscito ad impedire la rimonta.
Improvvisamente ci mettimao tutti a ridere, corriamo verso il centro del campo e ci abracciamo come se avessimo vinto la coppa del bosco.
I nostri avversari ci osservano stupiti mentre festeggiamo senza sapere nemmeno noi che cosa.
Uno di loro si avvicina chiedendoci il perchè di tutto quell'entusiasmo.
"Non siamo pazzi" gli rispondo " la vittoria è grande e bella, ma l'amicizia lo è ancora di più!".

martedì 8 giugno 2010

130-Altezza

Qualche giorno fa, in occasione di una particolare ricorrenza del villaggio, tutti ci siamo recati a fare una bella passeggiata "commemorativa".
In testa al gruppo il nostro vecchio saggio, con i suoi buffissimi scarponcini da montagna, ormai usurati dal tempo, dai quali non si separa mai.
Il suo passo non è più deciso e veloce come qualche hanno fa, ma ancora, per alcuni, è difficile stargli dietro.
Noi altri, dietro di lui, intonavamo canzoni goliardiche.
Meta di questa allegra camminata, la cima del monte.
Ci sono volute diverse ore (e diverse soste) per poter arrivare proprio sulla vetta, ma ce l'abbiamo fatta tutti.
Arrivati ci siamo goduti il panorama della vallata che, sotto di noi, si apriva ai nostri occhi.
L'unico che non guardava la vallata era prorpio il vacchio saggio, lui era immobile, ancora in piedi, con lo sguardo fisso verso il cielo.
Non c'erano uccelli, non c'erano stelle (era ancora giorno ...), niente alberi .... fermo, con lo sguardo nel vuoto.
"sarà l'ora di cambiare gli occhiali?"
Una voce scherzosa, ceh rimase anonima, si levo dal gruppo.
Il vecchio saggio saggio si voltò verso di noi e con il suo solito sorrisino canzonatorio ci benedì' alla sua maniera:
"Non c'è altezza che non abbia al di sopra di sé qualcosa di più alto"

lunedì 7 giugno 2010

129-Un bel dubbio

Non mi sono mai vergognato di piangere, ne di ammettere di farlo, quando la circostanza lo richiede.
Ho pianto di dolore, di disperazione, di rabbia, ma anche di gioia.
Ma ho incontrato un folletto che mi ha messo in seria difficoltà.
Ribadiva che, per lui, il piangere non serve a niente se non a peggiorare le cose.
Lui, difatti, aveva imparato a non piangere, mai.
Era molto tempo che on lo faceva più.
Ho chiesto spiegazioni perchè potessi comprendere questa sua decisione così netta, e la sua risposta è stata:
"Se piango, chi non mi capisce ride, chi mi odia gode, ma chi mi vuole bene soffre".

sabato 5 giugno 2010

128-Il futuro

Non temo il futuro, anche se so che non sempre mi porterà belle notizie.
Sarà per quel senso di sorpresa , di curiosità, o forse perchè ha una particolarità che mi piace più delle altre: decide lui come e cosa portare, ma viene sempre un giorno per volta.

venerdì 4 giugno 2010

127-Dedicato ...

ai miei boschi, ai miei fiori, a tutte le creature che mi accompagnano in questo viaggio ed a quelle che mi hanno ispirato immagini e melodie...

giovedì 3 giugno 2010

126-Rugiada


Stamani, presto presto, mi sono regalato una bellissima e rinfrescante corsa nel prato, l'erba ed i fiori erano ancora bagnati dalla rugiada.
Per riprendere fiato mi sono soffermato ad osservare l'alba.
Lentamente la costante tonalità di grigi che avvolgeva l'ambiente ha lasciato il posto a tutte le sfumature dei colori della natura.
L'erba era verdissima, i fiori di mille colori diversi.
Erba, alta e bassa, folglie, fiori, tutto era ricoperto da quelle lacrime che il cielo notturno aveva versato su di loro.
Mi sono accorto che niente era stato risparmiato da quella carezza.
Anche al più piccolo ed insignificante filo d'erba, era comunque stata destinata almeno una goccia di rugiada.

mercoledì 2 giugno 2010

125-Alberi

Da noi, è usanza dire, quando uno è molto gentile e disponibile, che è come un albero.
Probabilmente, quando ero più piccolo, mi avevano anche spiegato il perchè di questo buffo modo di dire, ma in quel momento dovevo essere distratto e sono rimasto fino a qualche giorno fa con la curiosità di sapere quale fosse il suo reale significato.
E'stato per caso, parlando con alcuni amici più grandi di me, che il mistero si è risolto: stavamo ricordando un folletto che non abita più con noi che uno ha detto: "...si, proprio come un albero! Disposto a soffrire l'arsura del sole, pur di far godere il fresco dell'ombra a tutti gli altri".
Se nelle città ci fossero tanti alberi come nei boschi .....

martedì 1 giugno 2010

124-Guerra


Ho un amico folletto, che vive in un bosco molto lontano dal mio.
Per la verità, non è nemmeno un vero e proprio "bosco".
Dalle sue parti c'è una guerra, di quelle vere, tra gli abitanti delle grandi città (ma anche queste non sono vere e proprie città...), mi racconta che le condizioni di vita non sono facili.
Mi ha mandato un messaggio, approfittando del vento caldo che spira da sud: un modo di dire, delle loro parti, ma che si addice anche ai nostri mondi così diversi dal suo:
"quando gli elefanti si fanno la guerra, è l'erba a rimanere schiacciata"