lunedì 29 novembre 2010

181-Consiglio dil nonno

Quando ero piccolo smaniavo per diventare un "ometto", studiavo i comportamenti del babbo per imitarlo, il suo modo di parlare, il suo atteggiamento.

Quando i grandi parlavano tra loro, cercavo sempre di entrare nel discorso, per poter esprimere anche io qualcosa, ma spesso non sapevo nemmeno di cosa parlassero ...

Fingedo di essere interessato, e di capirci qualcosa, leggevo anche il giornale che tutti i giorni trovavo sul tavolo di cucina.

E sempre, quando lo facevo, c'era mio nonno che ridacchiava divertito, talvolta mi chiamava, mi faceva sedere sulle sua ginocchia ed accarezzandomi la testa mi diceva: "non è tenendosi in punta di piedi che si cresce".

Sono passati anni, credo valga ancora il suggerimento.

giovedì 25 novembre 2010

180-Mestieri

Stavamo discutendo sul rapporto che l'uomo ha con il suo lavoro ed in particolar modo con gli strumenti che esso usa nell'espletare tale attività.
Il contadino ha l'aratro, lo scenziato il microscopio, il soldato l'arma, e poi ci sono co0mputer, telefoni, macchinari ...
Siamo giunti alla conclusione che il più sorprendente degli strumenti che l'uomo ha a disposizione sia il "libro": gli altri sono tutti estensioni del corpo dell'uomo, il libro è un altra cosa; il libro è un estensione dell'immaginazione.

lunedì 22 novembre 2010

179-Folle corsa.

Ho sempre saputo che la felicità sia una condizione raggiungibile, ed allora, temendo che questa fosse un qualcosa di lontano da me, ho cominciato a correre, con tutte le mie forze, nell'intento di raggiungerla.
Più correvo, però, e più mi sembrava che lei mi sfuggisse, l'unico risultato era che mi sentivo sempre più stanco.
Ho provato, più volte, a cambiare direzione, nella convinzione di aver preso quella sbagliata, ma ...
Poi un giorno mi sono imbattuto in una fata, con due bellissimi occhi raggianti ed un sorriso che non poteva che trasmettere felicità.
Chiesi quindi a lei quale fosse il sentiero giusto.
"Stupidino" mi disse, come faceva a conoscermi così bene?
"ti stai affannando per avvicinarti alla felicità, ed ancora non ti sei accorto che più corri e più ti allontani dal lei"
... Stò ancora riprendendo fiato.

lunedì 15 novembre 2010

178-Il mondo a testa in giù

Ci sono cose che proprio non riesco a fare, per alcuni sono cose semplici, istintive, quasi meccaniche, per me no, per quanto mi impegni, proprio non riesco.
Non riesco, ad esempio, a mettermi a testa in giù e rimanere in equilibrio per guardare il mondo al contrario.
Provo, tento, oso, ma il tutto si risolve sempre con una capriola.
Non so per quale motivo non ci riesca, alcuni miei amici riescono a camminare sulle mani fino a che non decidono loro di smettere, io riesco a fare, al massimo, uno, due movimenti: quelli che mi servono per cercare di mantenere l'equilibrio ... quelli che mi bastano per perderlo.
Tutti i giorni, ci riprovo, e sempre suscito ilarità nei miei compagni.
Sia chiaro, tra tutti i miei amici, quelli che ci riescono si contano sulle dita di una mano, tutti gli altri sono al mio livello, solo che io sono l'unico che mi sono intestardito nel volerci riuscire.
Un giorno mi hanno anche fatto notare che, se mi fossi appoggiato ad una parete o ad un albero, sarei riuscito a stare in quella posizone senza perdere l'quilibrio.
Provai, ed era vero, potevo starmene a testa in giù per molto tempo, ma non era ciò che volevo io.
Devo assolutamente riuscire a farlo senza l'aiuto di niente e di nessuno.
Perchè faccio questo?
A cosa mi serve saper mantenere l'equilibrio sulle mani?
Per la verità non lo so più neanche io, so solo che non voglio rimanere con il dubbio che ce l'avrei potuta fare.

venerdì 12 novembre 2010

177-Debolezza

Ieri ho sentito bussare alla mia porta.

Non aspettavo nessuno, e l'ora era ormai tarda.

Con grande sorpresa, ma neanche poi molta dato che da alcuni giorni il solito uccellino che abita nell'albero del mio giardino cantava insistentemente come a voler preannuciare novità, mi sono trovato davanti un fata, una mia vecchia amicizia, che era tanto tempo che non vedevo.

Ho tentato di mascherare lo stupore, probabilmente senza riuscirci, e l'ho invitata ad entrare.

Era come la ricordavo, bellissima e dolcissima, con modi garbati e posati. Anche i suoi occhi erano non erano cambiati, due brillanti stelle nel cielo, ma stavolta quel luccicore era dovuto alle lacrime. Stava piangendo.

Strano, ho pensato, lei era sempre stata, per me, un punto di riferimento, un esempio.

A dispetto di quel suo esile corpo, e di quelle ali delicate, pari a quelle di una farfalla, era una delle creature del bosco più forti che avessi mai incontrato.

La vita non era stata molto gentile con lei, e l'aveva spesso messa a dura prova, ma ne era sempre uscita a testa alta.

In passato mi ero spesso rivolto a lei per la soluzione dei miei problemi, e lei si era sempre prestata ad aiutarmi, magari fingendo di non farlo, come se fossi stato io farlo nei suoi confronti, forse pensando che potessi sentirmi umiliato per il fatto di aver chiesto aiuto proprio a lei ... stupida.

Questa volta era lei a venire da me, e questo mi spaventava, sapevo già che non sarei stato all'atezza della situazione, che si stava rivolgendo alla persona meno adatta: io i guai li combino, non li risolvo.

"Mi sono addentrata in un bosco, nuovo, che non concoscevo, attratta dalla sua bellezza. Il sentiero era ben curato, spazioso, pulito, facile e piacevole da percorrere. Pochi i dislivelli, le curve dolci. Splendido panorama".

Che bello, ho pensato, adesso mi faccio dire dove si trova per andarci anche io.

"Ma poi il sentiero è diventato stretto e la vegetazione improvvisamente più alta ed incolta. Credevo fosse un passaggio più difficoltoso e mi sono inoltrata tranquilla. Ed invece le radici delle piante si sono improvvisamente chiuse dietro di me. Quel bosco mi ha trattenuta a se, ma quelle che prima eramo splendide siepi fiorite, si erano trasformate in rovi spinosi. La luce del sole non filtrava più da quanto folte erano le chiome degli alberi, una leggera nebbiolina si alzava dal terreno fangoso"

Il suo racconto mi stava terrorizzando, provavo freddo e paura ...

"Aiutami folletto, ti prego, aiutami!"

Non ho capito cosa volesse da me: era li, davanti a me, in casa mia, ormai fuori dal bosco, quindi aveva trovato la strada per tornare indietro, il bosco non era riuscito a rapirla. Non capivo in cosa e come potessi aiutarla.

"Spiegami, folletto, perchè sono entrata in quel bosco?"

" ... era bello, lo avrei fatto anche io"

"Ma perchè ho continuato a percorrere quel sentiero?"

"... lo hai detto tu, era piacevole da fare"

"Ma perchè il bosco si è poi chiuso dietro di me, perchè non mi sono fermata prima?"

"perchè non disponi della sfera di cristallo?" ho provato con una battuta, e per fortuna lei ha abbozzato un sorriso "non lo so, fatina, da come mi hai raccontato tutto sembrava perfetto, ed il buio è calato molto improvvisamente ... non saprei, io avrei fatto uguale, io ..."

"Grazie, folletto, mi sei stata di aiuto, per adesso."

Si è azata e se ne è andata. Non mi ha fatto finire la risposta, le avrei voluto dire che anche io avrei fatto come lei, ma che probabilmente, trovandomi imprigionato, mi sarei impaurito, mi sarei seduto in un angolo a piangere, aspettando che qualcuno venisse a cercarmi ed a salvarmi. Ed invece lei non si era persa d'animo Lei aveva trovato la forza di tornare sui suoi passi, affrontare i rovi, il buio, la nebbia. Lei era uscita da quel bosco, mentre io sarei stato ancora li a frignare ....

Le avrei voluto chiedere come aveva fatto, dove aveva trovato la forza, speriamo torni presto perchè adesso sono io che ho bisogno di risposte.

Come in passato, mi ha salutato con un "grazie", ed invece sono io che dovrei ringraziare lei, mi ha fatto capire che dentro di noi esiste una forza che ci permette di affrontare tutte le situazioni.

Nel vederla allontanarsi, con quel suo volo leggero, ho ripensato a quello che un vecchio saggio mi aveva detto: "spesso abbiamo un debole per le persone che ci aiutano ad essere forti".

sabato 6 novembre 2010

176-La castagnata

Intorno ad uno scoppiettante fuoco, a gustar "bruciate".

I grandi che paralavano tra loro, noi più piccoli ad ascoltarli.

Argomenti vari, nessun approfondimento in particolare, chiacchere ... eppure quanta saggezza nelle loro parole.

Insomma ... saggezza ... mica tutti si sono dimostrati cosi "saggi".

Alcuni interventi mi erano sembrati alquanto fuori luogo e comunque privi di sensatezza.

Avevo notato che, stranamente, chi aveva parlato meno, pur avendo detto poco, mi aveva portato a riflettere.

Al contrario, quelli che più erano intervenuti, spesso mi avevano fatto sorridere per la "stupidità" dimostrata.

Incuriosito da tale circostanza, a fine serata, mi sono soffermato con uno degli anziani, che io ritengo essere veramente saggio nonostante non avesse quasi mai aperto bocca. se non per mangiar castagne.

"Hai visto che stranezza? Nel silenzio anche un idiota può sembrare intelligente, purtroppo gli idioti non riescono a stare in silenzio ...."

mercoledì 3 novembre 2010

175-Il folletto pauroso

Camminavo nel bosco, un temporale aveva appeno terminato di sfogare la sua rabbia, dalle foglie degli alberi le residue goccie cadevano a terra e molte di esse mi colpivano ... che si stessero divertendo a farlo?
Ormai il sole era ormai quasi all'orizzonte, e le nuvole che ancora macchiavano il cielo ne offuscavano la luce.
Tra i vari rumori che il bosco può offrire subito dopo una tempesta, ne ho percepito uno più forte e deciso.
Non poteva essere un animale, e nemmeno il fruscio del vento.
Era un folletto, come me, che stava correndo vorticosamente da albero ad albero, come se volesse nascondersi da qualcosa.
"Hei! Qualcuno ti stà forse rincorrendo?"
Non ebbi risposta e così mi avvicinai a lui.
"Conosco bene questo posto, dubito che ci sia una qualsiasi creatura che possa, o voglia, farti del male".
"Le ombre" a voce bassa, intimorita.
"Le ombre? Ma stai scherzando? Cosa mai potrebbero farti le ombre?"
"Se ci sono le ombre, è perchè c'è qualcuno che le fa, qualcuno alle mie spalle che potrebbe non essermi amico. Se ci sono è perchè sono seguito e se mi seguono ..."
"Fermo! Calma, guarda che ti stai sbagliando di grosso: se ci sono delle ombre, non è certo perchè c'è un "qualcuno", molto più semplicemente, se vedi un ombra, è perchè lì vicino c'è una luce ... ed hai pura della luce?"