sabato 10 dicembre 2016

250 - Leggenda di Natale






Come sempre, in questo periodo, anche nel bosco viviamo l'Avvento: non sappiamo ancora bene chi arriverà, ma certamente qualcuno arriverà anche questa volta.

Per questo motivo tutte le sere ci ritroviamo nella piazza del villaggio dove, a lume di candela, il Saggio dei Saggi ci racconta alcune strane cose che sono successe in passato nel bosco affinchè le tradizioni ed i ricordi possano trasferirsi dai più anziani a più giovani.

Ieri, considerato che faceva molto freddo, ci ha confidato che tanto tanto tempo fa il pettirosso non aveva questo nome e che in verità era un normalissimo uccellino monocolore, tutto marrone e neanche tanto carino.

Successe che, nella capanna abitata da una povera famiglia, nacque un Bimbo e che per scaldarlo Babbo e Mamma accesero un fuocherello accanto alla culla.

Al calar della notte il freddo si fece ancor più pungente ed allora Babbo disse a Mamma:

"Tu riposati un po', io tengo viva la fiamma in modo che possa continuare a scaldare il nostro piccolo"

Mamma si addormantò subito per quanto era esausta, mentre Babbo si preoccupava che il fuoco non si spengesse.

All'interno della capanna aveva trovato rifugio anche un piccolo uccellino che era stato cacciato dallo stormo perchè aveva le penne e le piume tutte marroni, mentre tutti gli altri le avevano bianche sul petto.

Credevano fosse malato e per timore fosse anche contagioso lo allontanarono.

Si era appollaiato su una delle travi del tetto e si stava anche lui godendo il calduccio del fuoco quando si accorse che anche Babbo si era addormantato e che il fuoco si stava lentamente spengendo.

"Il Bambino soffrirà il freddo e potrebbe ammalarsi se non viene subito alimentata la fiamma" pensò il piccolo uccellino.

Prese quindi una decisione molto coraggiosa: volò proprio fin sopra al fuoco e cominciò a sbattere forte le ali per fare vento sulla fiamma che subito si ravvivò.

Resistette in quella scomodissima posizione fino all'alba quando un raggio di sole entro dalla finestra e illuminò il Bimbo dentro la sua culla.

Il suo petto si era completamente scottato per quanto si era avvicinato al fuoco e le ali non le sentiva ormai più dalla stanchezza, ma proprio in quel momento il Bambino si svegliò e lo vide.

Seppur piccolissimo capì subito cosa era successo e realizzò che quel minuscolo uccellino aveva salvato la vita a lui ed ai suoi genitori; lo chiamò a se e l'uccellino si butto lettteralmente tra le sue braccia.

Era talmente sfinito e le ustioni erano così gravi che probabilmente sarebbe morto di li a breve, ma il Bimbo cominciò ad accarezzarlo sul petto che subito smise di bruciare.

Anche le ali sembravano aver ripreso forza.

L'uccellino stava bene, anzi, non si era mai sentito meglio e, miracolo, le piume del suo petto erano rimaste di un bellissimo e vivo color rosso.

"Grazie per aver alimentato la fiamma per tenermi al caldo" disse il Bimbo

"Grazie per queste splendide piume rosse" rispose l'uccelino.

Orgoglioso della sua nuova e bellissima livrea l'uccellino tornò al suo stormo dove tutti lo accolsero felici.

Quello fu giorno in cui sulla terra apparve il primo Pettirosso!






lunedì 8 agosto 2016

249 - Quando due mondi si incontrano







"Folletto! Hei, sveglia!"

Bussano forte alla porta ... ma io sinceramente non ho nessuna voglia di alzarmi.

"Dai Folletto, muoviti! Hanno bisogno di noi, dicono sia veramente urgente"

Beh, se è così vale la pena alzarsi anche se ancora il sole non ha fatto capolino.

"Scusa se sono venuto a svegliarti, ma ci sarebbe una bambina della grande città che vorrebbe tanto conoscere una fatina e ..."

"Per questo mi avresti svegliato? Sai benissimo che le creature del bosco e quelle della grande città non possono incontrarsi, è impossibile!

"Ma non potremmo fare una eccezione? La bambina é piccola e hanno detto che tra pochi giorni partirà, adesso è triste e quando le hanno chiesto cosa avrebbe potuto farla sorridere ha detto che un abbraccio di una fatina vera l'avrebbe resa tanto felice"

"E dove andrà?"

Il mio amico mi guarda storto, come se avessi fatto la domanda più stupida di questo mondo ...

"Partirà!"

Beh, mi sento sciocco ma capisco che qualcosa dobbiamo fare. Non è mai successo prima che una fatina incontrasse una bambina, per la verità difficilmente qualcuno di noi esce dal bosco e comunque mai si fa vedere dagli abitanti della grande città (ovviamente io sono un "ribelle" e mi spingo spesso oltre i confini ... ma anche io me ne sto sempre ben nascosto).

Forse Flora potrebbe aiutarmi, anche lei é un po "strana" ed é forse l'unica che accetterebbe di contravvenire ad una regola così importante se per una buona causa.

"Certo!"  non mi ero sbagliato "di nascosto, ma facciamolo!"

La bambina era veramente piccola come dicevano ed anche tanto triste; se devo essere sincero più che tristezza i suoi occhi trasmettevano stanchezza, spossatezza ... come se ormai si fosse arresa al dover partire.

Non credeva ai suoi occhi! Una Fatina vera era li con lei, nessun altro poteva vederla, ma lei si!

Mi sono fatto in disparte e le ho lasciate sole, parlavano, scherzavano, si tenevano per mano camminando in quel parco tra la gente che non capiva come mai, quella bimba sempre triste, adesso stesse sorridendo.

É poi venuto il momento dei saluti e le due si sono scambiate un lungo e forte abbraccio ... interminabile.

"Hei Folletto, sveglia!"

Questa volta non sta urlando e nemmeno bussando troppo forte alla porta.

"E adesso cosa c'è?" domando.

"É partita, la bambina è partita per il suo viaggio. Chi c'era mi ha detto che lo ha fatto sorridendo, forse pensava di essere per la mano con Flora"

Sorrido, amaramente. Adesso mi devo occupare di Flora: è triste...




venerdì 1 luglio 2016

248 - Specchi



Aveva una grossa macchia sulla maglietta, ma era come se non lo sapesse: tutti ridacchiavano quando lo incontravano e lui, a tutti, rispondeva con un sorriso come nulla fosse stato.

A ben pensarci anche alcuni giorni fa era successo qualcosa di simile, lo avevo incontrato nella strada che attraversa il vilaggio e mi ero subito accorto che aveva i calzini di due colori diversi ... ma lui, anche quella volta, non se ne era reso conto.

E probabilmente era stato così anche la settimana scorsa, quella volta che uscì mettendo un cappello sbruciacchiato su un lato.

Si, effettivamente succede spesso che quel buffo folletto esca di casa mettendosi la prima cosa che gli capita tra le mani.

"Ma la mattina, quando esci, non ti guardi mai allo specchio? " non sono un esempio di delicatezza ... e le cose quando mi scappano non riesco prorpio a trattenerle ... 

"No, effettivamente non mi guardo mai allo specchio" mi risponde sorridendo e per niente sorpreso della domanda "ma semplicemente perchè in casa non ho specchi"

Lo avevo detto che era un pò strano: come si può non avere nemmeno uno specchio in casa?

"Gli specchi, in fondo, servono solamente per controllare quale maschera si è messa prima di uscire"

Ops... stamani non ricordo se ho controllato, ma credo prorpio di aver messo io la maschera dello stupido.







venerdì 10 giugno 2016

247 - Gioco per Grandi




Tu come vorresti essere?

Di solito questa domanda viene rivolta ai piccoli del villaggio e le risposte sono sempre molto "fantasiose"..

Da chi non ha ancora vissuto esperienze, come appunto una giovane mente, ci si può aspettare di sentirsi dire "l'astronauta" oppure  "il pilota" o anche "la Principessa", mai sentita una bimba rispondere "la segretaria" o un bimbo "il facchino"

Questa volta però la domanda era stata rivolta ai grandi, menti e corpi sui quali già le esperienze avevano lasciato le loro indelebili tracce, segni … ferite.

Nessuno slancio di fantasia, dunque, ma più umili cambiamenti di stato: "se potessi essere diverso da quello che sono vorrei essere …" più magro, più alta, più paziente, meno ingenua, meno timido … ognuno ammetteva la cosa di se avrebbe voluto cambiare per essere una persona "nuova".

Tutti, tranne uno che se ne stava in disparte e sembrava non apprezzare questo gioco che era stato proposto. In fondo si trattava di un "gioco" ideato li per li solo per passare qualche minuto ed aspettare l'ora per andare a cena.

"Dai, dicci la tua!" gli altri cercavano di coinvolgerlo

"Non penserai mica di essere perfetto come sei" e giù una risata "anche tu avrai qualcosa di te che vorresti cambiare!"
                                                                 
 "Per essere sincero, più che concentrarmi a trovare qualcosa da cambiare di me, preferirei capire come valorizzare me stesso … così come sono!"

Beh, si era fatta l'ora di cena … 


giovedì 21 aprile 2016

246 - World Wish Day




Scusate la momentanea assenza, ma stò aiutando il mio amico della Grande Città ad organizzare un evento importante che si svolgerà il sabato 30 aprile in molte città italiane .... forse anche nelle vostre!

Controllate qui ...





domenica 28 febbraio 2016

245 - Rabbia



Non mi andava proprio di starmene nel villaggio e ho deciso di farmi uno dei miei soliti viaggetti, senza andare troppo lontano.

Seduto su una foglia e spinto dal vento mi sono lasciato portare ben oltre i confini del bosco.

Dopo un'estesa radura, nei pressi di un fiumiciattolo dalle acque calme e limpide, ho visto un villaggio simile al mio e così ho pensato che sarebbe stato interessante fermarmi per vedere come si erano organizzati.

Sono abituato a vedere le abitazioni sotto agli alberi ma qui ci sono solo canne ed erba alta, devo però dire che anche questo villaggio era molto carino.

Mentre osservavo gli abitanti che freneticamente si muovevano per le strade ho sentito degli schiamazzi provenire da uno spiazzo li vicino e, inguaribile curioso come sono, mi sono avvicinato.

Un gruppo di giovani folletti, in piedi formando un cerchio (beh, forse voleva essere un cerchio, ma la geometria non doveva essere il loro forte ...) che si lanciavano un masso nero e rosso, mai vista una pietra così anche se mi ricordava qualcosa.

Come uno lo prendeva, immediatamente lo rilanciava ad uno dei compagni vicini, se qualcuno temporeggiava un po' troppo cominciava ad urlare come un pazzo poi lanciava l'oggetto e correva ad immergere le mani nelle acque del piccolo corso d'acqua.

Forse era un gioco simile al nostro "palla avvelenata" ma perchè correre a bagnarsi le mani?

Me ne stavo dietro un mazzo di canne a guardare quando da dietro un folletto più anziano di quelli che stavano giocando mi tocca una spalla... Che paura! Era arrivato alle mie spalle e nemmeno me ne ero accorto.

"Ciao folletto" mi fà "come ti chiami?"

"Basadone e vengo da un villaggio del bosco qui vicino. Non volevo disturbare, stavo osservando gli altri giocare"

"Non stai disturbando, puoi stare" mi risponde " comunque non stanno giocando, in realtá quello è un gruppo di folletti arrabbiati che stanno facendo un esercizio"

"Arrabbiati? Con chi?"  che domande stupide faccio a volte, ma me ne rendo conto sempre troppo tardi

"Sono tanti i motivi per cui si può provare rabbia, ognuno ha il suo e tutti sono comunque validi e comprensbili"

Lo sapevo che la domanda era sciocca ....

"Io non sono arrabbiato, almeno adesso, ma sono curioso .... che tipo di esercizio stanno facendo con quella pietra?"

"Intanto quella non è una pietra, ma un grosso pezzo di carbone ardente che, ti assicuro, brucia maledettamente tanto"

Ecco perchè ogni tanto andavano a rinfrescarsi le mani .... ma se sono sciocche le mie domande, anche quell'esercizio non è certo da meno

 "Stanno imparando che la rabbia è come quel carbone ardente" come a rispondere alla mia domanda " è inutile trattenerla per se, deve essere lanciata, espressa, gridata, altrimenti quello che si scotta sei solo tu"

Non era un esercizio stupido, anzi.

La prossima volta che mi arrabbierò con qualcuno o qualcosa lo griderò al mondo intero senza vergogna invece di tenermela per me, non voglio scottarmi.

Fatelo anche voi, o continuate a farlo se già lo state facendo...






sabato 13 febbraio 2016

244 - Folletto Coraggioso





Non l'avevamo mai vista prima, eppure da quel bosco passiamo quasi tutti i giorni.

Forse la pioggia degli ultimi giorni, o chissà cosa altro ...

Era una voragine nel terreno, profonda abbastanza da non riuscire a vedere il fondo e buia, incredibilmente buia.

Nessuno che avesse il coraggio di farsi calare dentro quella grotta verticale che si era formata così all'improvviso, ma dovevamo scoprire cosa c'era nel fondo, vi erano pericoli oppure no?

Ci guardavamo senza proferire parola, ma era come se si sentissero tanti "vai tu!" ... "no, no, vai tu!"

Poi, in quel silenzio, "ok, vado io, prendete una corda e calatemi giù".

Folletto Coraggioso, non poteva che essere lui, è sempre stato il più audace di tutti, non ha mai paura di niente, fa tutte quelle cose che nessuno vuole mai fare.

L'ho sempre ammirato, anche io vorrei non avere tutte queste paure, ed invece ...

Sono corso al villaggio, ho preso una lunga corda e sono tornato sul bordo del cratere, tutti gli occhi erano puntati su di noi, ormai Folletto Coraggioso era imbracato ed io mi ero ben ancorato a terra per aiutarlo a calarsi quando ho visto, ma solo per un attimo, una espressione dubbiosa sul suo volto, se non fossi sicuro di quanto lui sia coraggioso avrei giurato che quella che avevo visto era paura ...

"Aspetta!" Ho gridato "forse la sotto fa freddo, forse dovresti mettere una giacca, vieni a casa mia che ne troviamo una, voi altri aspettateci un attimo".

Mi è venuto dietro in silenzio e quando eravamo già quasi al villaggio, mi da un colpetto sulla spalla

"Guarda che non ho freddo!"

"Questo lo so" rispondo" volevo solo che tu fossi convinto di quello che stavi facendo"

"Grazie" mi fa "ma non ti preoccupare, non è vero quello che dicono di me .... il "folletto senza paura" ... in realtà anche io ne ho tanta, ma riesco a gestirla forse meglio di voi, so che alcune cose devono comunque essere fatte e la respingo dalla mia testa ... ma resta, sai?"

Non sapevo se essere deluso dall'aver saputo che anche lui provava paura, oppure se stimarlo ancora di più per il fatto che, meglio di me, sapeva affrontarla.

Ci penserò.

Eravamo ormai tornati nel bosco con la giacca, mi stavo apprestando a far calare il mio amico dentro quel profondo buco nero, lui mi guarda, sorride e mi strizza l'occhio

"A dopo, tu tirami su, non fare il fannullone"

È sparito nell'oscurità ma sento il suo peso attraverso la corda, sono felice di sapere che sta contando su di me per tornare su ...

A volte bisogna avere il coraggio anche di avere coraggio ...

Ci ho pensato.

Lo stimo!



lunedì 25 gennaio 2016

243 - Obiettivi comuni





"Dai, di qua!"

"No, no, così!"

"Ma come fai?"

La scena era spassosa, e non volevo perdermela, quindi rimasi appollaiato sul ramo dell'albero sul quale mi ero arrampicato già alcune ore prima, quando loro ancora non erano arrivati.

Era freddo quella mattina e la brina scricchiolava sotto i miei piedi, nonostante ciò  mi incamminai nel bosco perchè sentivo l'esigenza di starmene un po' da solo.

Ero andato nel mio solito posto, una sorta di "pensatoio", dove riesco ad isolarmi da tutto il resto: una piccola spiaggetta sassosa in riva al fiume che in quel punto rallenta un po' la sua corsa.

Mi stavo godendo il rumoroso silenzio del bosco quando arrivararono quei tre folletti, due di loro trasportavano un tronco sulle spalle, l'altro faceva loro strada e si comportava come se fosse stato il più "saggio", ma ad essere sincero a me sembrava il più sciocco.

Poggiato a terra quello che inizialmente avevo pensato fosse semplicemente un tronco mi accorsi che su un lato era stato levigato e che i due folletti che lo avevano portato fin li lo stavano mettendo in acqua,  avevano anche due pagaie ... era una canoa, beh, assomigliava lontanamente ad una canoa.

"Sedetevi sulla parte liscia e pagaiate, vedrete che arriverete al lago in breve tempo" il folletto saggio/sciocco impartiva consigli e lezioni come se sapesse realmente cosa essi dovessero fare. Per me non lo sapeva affatto.

Gli altri due, nel frattempo e non senza fatica, avevano messo la strana canoa in acqua e vi si erano seduti sopra, uno di fronte all'altro.

Io non sono un grande esperto, ma non mi sembrava essere quella la posizione ideale per pagaiare, almeno che uno dei due non lo facesse e rimanesse a guardare il compagno.

Invece cominciarono a farlo insieme, non potete immaginare la scena, più si sforzavano e più rimanevano fermi, ognuno remava contro l'altro ...

Il terzo folletto, rimasto sulla riva ad impartire i suoi saggi consigli, gridava come un forsennato

"Non capite proprio niente, non è così che dovete pagaiare, giratevi!"
                                                                               
Beh, lo facevo più sciocco, almeno questa volta aveva detto qualcosa di sensato.

Il fatto fu che i due volenterosi vogatori non intesero alla perfezione ciò che era stato loro indicato e si voltarono entrambi. Adesso si trovavano seduti voltando la schiena l'uno contro l'altro ...

Potete immaginare cosa accadde nel momento in cui iniziarono a roteare le pagaie ... ancora una volta fermi immobili sull'acqua: a volte uno dei due pagaiava con più intensità e riusciva a spostare la canoa, ma poi, forse per stanchezza, doveva rallentare e tornavano lì dove erano partiti.

"Ma siete proprio imbranati" grido quello "furbo" "dovete guardare tutti e due dallo stesso lato, altrimenti al lago non ci arriverete mai"

Ancora una volta aveva ragione lui, ma non riusciva a spiegarsi molto bene ...

Finalmente i due erano adesso seduti correttamente e cominciarono a pagaiare entrambi nella stessa direzione, ma qualcosa continuava ad andare storto: il tronco trasformato in canoa non era così lungo ed i folletti non stavano pagaiando all'unisono, uno era sempre più veloce dell'altro, oppure uno virava a destra mente l'altro scartava a sinistra ... le pagaie si incrociavano sia in aria che in acqua, urtandosi tra loro a tal punto che ad uno dei due scappò pure di mano e cadde in acqua.

"Non saprei più che dirvi, adesso stavate andando abbastanza bene, se solo sincronizzaste i movimenti ..."

Il terzo folletto era disperato, avevo ragione io, era anche lui abbastanza sciocco fingeva solo di essere competente ...

Fu a quel punto che da dietro un cespuglio uscì uno dei vecchi folletti del nostro villaggio, lui si che era un saggio!

Rideva e tossiva perchè la lunga barba gli entrava in bocca ad ogni risata "ma cosa state facendo così buffo?" chiese.

"Volgiamo andare al lago e così ci siamo costruiti questa canoa per fare prima, ma non riusciamo nemmeno a partire"

"Voglio essere sincero con voi, non ne capisco niente di canoe, barche ed altro, non so nemmeno nuotare ... ma di una cosa sono veramente certo: volete andare tutti e due al lago?"

"Certo!" risposero insieme (il terzo se ne stava imbronciato da una parte perchè aveva capito di aver perso lo status di "saggio" al quale si era auto elevato)

"Ed allora date retta a me, prendete un altro tronco in modo da avere una canoa a testa, così ognuno potrà pagaiare come meglio crede senza ostacolare l'altro. L'importante è che arriviate entrambi alla vostra meta, ma ancor più importante è che chi arriva primo aspetti l'altro, potrebbe avere incontrato maggiori difficoltà nel tragitto, la visita al lago dovete comunque farla insieme!"

Quello era un Saggio vero! Da grande voglio diventare saggio .... sperando che non ci si debba nascere .... altrimenti la vedo buia!



martedì 19 gennaio 2016

242 - La Maschera



Che buffa, era in terra, abbandonata nel bosco da chissà chi, aveva un grande naso, come se dovesse contenerne un altro ed una bocca con un sorriso che andava da orecchio ad orecchio.

Capelli arruffati, che rendevano l'spetto generale ancor più simpatico.

"Ciao maschera" vi sembrerà strano, ma nel nostro bosco tutto parla, anche una maschera ...

"Ciao folletto" risponde infatti educatamente

"Sai che sei prorpio carina, ispiri allegria con quel sorriso stampato in bocca"

"Si, ma non a tutti. In effetti noi maschere abbiamo due diversi punti di vista, possiamo cioè vedere la reazione di chi ci stà guardando, ma anche quella di chi ci stà indossando".

Che cosa strana ... questo proprio non lo sapevo, ma sono tante le cose che non conosco ...

"In effetti chi mi guarda risponde quasi sempre con un sorriso, come hai detto tu ispiro allegria. Ma chi mi indossa difficilmente lo è, anzi, sempre ma prorpio sempre, di qua dalla maschera c'è tanta tristezza"

"Non capisco" esclamo "perchè tutta questa differenza tra il "dentro" ed il "fuori"?"

"Perchè sono una Maschera! Che sciocco, chi mi indossa non vuol far vedere il proprio volto, ma quello che gli altri vorrebbero, o dovrebbero, o preferirebbero vedere ... insomma, altrimenti non ci sarebbe bisogno di indossarmi" 

"Quindi non sarò mai certo di ciò che prova chi indossa una maschera?" chiedo

"... un sistema ci sarebbe, come vedi ho una bocca, un naso, orecchie e capelli, ma al posto degli occhi due buchi per permettere a chi mi indossa di vedere almeno dove va .... lascia perdere tutto, guarda attraversi i fori ... vedrai gli occhi e saprai. Ciao buffo folletto"

"Ciao" ... buffo io?





domenica 10 gennaio 2016

241 - Ad occhi chiusi



Credo sia il periodo delle fate, anche oggi ne ho incontrata una che non avevo mai visto nel villaggio (anche se lei ha detto che era destino che ci conoscessimo).

Stavo passeggiando nel bosco sulla riva del torrente che in questo periodo, avendo piovuto molto, scorre più veloce del solito, quando, seduta su un grande tronco, ho notato questa bella fata, immobile, con una espressione un po' triste e che aveva gli occhi chiusi (non so perchè, ma ho subito immaginato fossero belli ... Ma non li ho visti).

"Ciao folletto, scusami se mi sono seduta qui, è tuo questo tronco dal quale si gode di un bellissimo panorama?"

Doveva essere prorpio una fata magica, perchè ero arrivato senza fare alcun rumore e non capisco come possa avermi sentito o visto, dato che aveva gli occhi chiusi.

Anche il panorama non so come lo avesse potuto "godere" .... forse lo aveva guardato prima di sedersi .... chissà!

"No Fata, non è il mio posto e ci puoi rimanere quanto vuoi, se vuoi. Posso comunque fermarmi un po' qui con te?"

"Certo" mi risponde con estrema dolcezza

Certo ... certo ... qui di certo c'è solo il fatto che sono irrimediabilmente curioso ...

"Perchè stai ad occhi chiusi?" non potevo fare a meno di chiedere ..

"Sai, quando ero piccola la mia Mamma, se mi vedeva triste ed impaurita, mi chiamava a se, mi faceva sedere sulle sue ginocchia e mi diceva - chiudi gli occhi e pensa ad una cosa bella, a quella più bella che c'e, poi li riapri e tutte le cose tristi e paurose non ci saranno più -"

"E quindi tu stai ad occhi chiusi ..." interrompo io pensando di aver capito tutto 

"Perchè sto pensando a lei ed a quando mi teneva sulle sue ginocchia!"


lunedì 4 gennaio 2016

240 - Fata Colore





"Hei, Folletto,  chi è quell'uomo e cosa sta facendo che non capisco?"

Era presto quando mi sono avventurato nel bosco, ancora la luce del sole non illuminava il sentiero che porta alla radura ma conosco bene la strada e sono riuscito ad arrivare fin qui anche al buio.

Qualcuno però era arrivato prima di me, un uomo della grande città si era avvicinato al nostro villaggio, non lo avevo mai visto da queste parti, o comunque non saprei dirlo con certezza dato che è seduto ed io riesco a vedergli solo le spalle.

"Come non capisci?" rispondo "non vedi che sta dipingendo? "

"Beh, fino a qui c'ero arrivato anche senza la tua sapiente indicazione, intendo ..."

"Si, ho capito cosa mi chiedi" stavo prendendo un po' in giro il mio amico, ma in effetti quell'uomo stava facendo una cosa abbastanza strana: sulla tavolozza aveva sparso molte tempere, ognuna da un tubetto diverso, ma in realtà erano tutte dello stesso colore, credo nero, o comunque una tinta molto scura.

"Quello che non riesco a spiegarmi" continua l'amico "è che se voleva fare un quadro di un solo colore poteva usare un solo tubetto, invece ne sta usando tanti ma tutti dello stesso colore e nel dipingere li usa come se fossero diversi ... Invece sono tutti uguali!"

È vero, è proprio così, sembra che usi le tempere "normalmente", al punto che, ogni tanto, pulisce anche accuratamente il pennello, per poi intingerlo in un altro "colore" che però è identico al precedente.

"E quella figura in piedi dietro di lui, invece, chi è?"

In effetti non l'avevo notata prima, sembra una fata, oppure una Principessa, decisamente deve essere una fata ... forse una Principessa -Fata, ma nel bosco non l'avevo mai incontrata (eppure ne conosco tante di fatine!)

Siamo rimasti entrambi in silenzio fino a che una voce, allo nostre spalle, ha risposto alla domanda del mio amico. È uno dei saggi del nostro villaggio:

"È la fata del colore, lei ha la possibilità di rendere le cose colorate quando colorate non sono"

"Ed allora perchè non lo fa adesso e permette a quel pittore di utilizzare tutti i colori invece che uno solo?" domando mostrando tutta la mia ignoranza in materia, in fondo il Saggio è lui, mica io!

"È presto e lei lo sa, il colore interagisce con le emozioni umane; ad ogni colore è legato uno stato d’animo ed i colori si attivano a vicenda in molte sfaccettature che da soli non avrebbero. Arriverà il momento e lei saprà quando i colori potranno tornare nella tavolozza del pittore e quel giorno lei sarà li, accanto a lui, come adesso"

"Allora presto tornerà tutto come prima?" quasi all'unisono io ed il mio amico (mica potevo essere l'unico sciocco del villaggio ...)

"Tutto come prima ..." le mani del Saggio si sono poggiate sulle nostre teste, affettuosamente " no, questo no ... l'arcobaleno tornerà ad essere colorato, le tinte saranno sicuramente meno brillanti di prima, ma almeno sarà colorato ..."

Questa Fata deve essere proprio brava per riuscire in questo, devo assolutamente conoscerla, voglio sapere come fa ... deve essere una Fata "speciale".