mercoledì 13 luglio 2011

204-Il Regalo/11

Ma io non ero un aquilone normale, io provavo sensazioni ed ero in grado di farle anche provare.

Io avevo un filo diverso da tutti gli altri, il mio era un filo magico, non potevo rimanere un aquilone, dovevo trasformarmi nel principe.

Invece ero ancora li, non riuscivo ad entrare in quel mondo, la bambina, poco più in là mi guardava e sorrideva, mi aspettava, sicura che l’avrei raggiunta, lei era entrata.

Feci appello a tutte le mie forze, provai, tentai, niente, ero sfinito ma non per questo intenzionato ad abbandonare, niente, niente !

Poi accadde.

Improvvisamente persi stabilità di volo, cominciai a ruotare su me stesso, caddi in picchiata, mi rialzai in cielo, poi una veloce virata a sinistra, poi a destra, e di nuovo giù … ero senza controllo eppure la bambina teneva ancora il filo in mano … anzi, per la verità teneva il gomitolo, stretto, ma il filo non era più teso verso di me.

Ero completamente senza controllo.

Era successo quello che non pensavo potesse accadere.

Un colpo di vento, forte, strappò il filo.

Un vento che si rivelò essere più forte del filo.

Un vento che portò via la mia principessa.

Adesso sono alla deriva, chissà dove potrò mai cadere, sono rimasto io, un aquilone, in balia delle correnti.

Il vento me l’ha portata via, il vento adesso le accarezza i capelli, il vento adesso le sfiora la pelle e le sussurra dolci parole alle orecchie, il vento adesso la culla nelle notti di tempesta.

Ed io continuo a volare, senza meta.

Con il cuore pieno di dolore ma anche di gioia perché, nonostante il filo sia stato strappato, riesco ancora a sentire la mia principessa, e quello che prova. So che stà bene e che è felice.

Grande uomo, dove sei?

Perché ti sei dimenticato di mettere quel fermo per impedirmi di provare anche io le emozioni?

Grande uomo, non commettere più quell’errore, se puoi.

Non uccidere gli aquiloni.

I bambini hanno tanto bisogno degli aquiloni … e loro dei bambini.

-FINE-

sabato 9 luglio 2011

203-Il Regalo/10

Una gioia infinita ci accompagnava in questo viaggio, ed aumentò nel momento in cui, dietro la luce, fu visibile un grande portone.

Ero riuscito a trovare l’accesso al “mondo”, avevo trovato la strada, ero riuscito ad accompagnarla in tutto il suo viaggio.

Dentro di me una felicità incontenibile, quanto quella che era dentro di lei.

La sentivo, non avevo dubbi.

Di lì a poco saremmo finalmente entrati da quella porta, ed i sogni avverati, tutti. Lei da bambina si sarebbe trasformata in principessa, la più bella principessa del mondo, io mi sarei trasformato nel suo principe e l’avrei amata come nessun altro essere vivente avrebbe potuto amarla.

Ne ero certo, mi sarei trasformato, non sarei stato più quello che ero, tranne in una cosa, quel filo che ci stava unendo non sarebbe mai sparito, quello era ciò che ci aveva unito, quello sarebbe stato quello che non avrebbe permesso nessuna nostra divisone.

Grandioso, mi sarei trasformato nel principe delle favole, non sarei più stato un oggetto, non sarei stato più ….

In tutto quel vortice di emozioni mi ero completamente scordato di me, ormai vivevo di lei, della bambina futura principessa, e non ero ancora riuscito a focalizzare cosa in verità io fossi.

Cosa poteva aver creato l’unione di un drappo, due legni ed un filo ? Cosa ero? Chi ero?

Mentre questo pensiero mi attanagliava la mente mi accorsi che finalmente eravamo sulla soglia del nuovo mondo. Vidi distintamente la bambina entrare con passo deciso e correre senza esitazione verso il suo castello che l’aspettava.

Chiusi gli occhi e, senza più curarmi di cosa fossi veramente, mi misi ad aspettare il momento della mia trasformazione.

Cosa avrei provato?

Forse la stessa sensazione di folgorazione che avevo provato nel momento in cui la bambina aveva preso in mano il filo ?

forse più grande ancora ?

Curioso aspettavo. Ma perché ci voleva così tanto ?

Dovevo forse prima capire chi ero?

Chi sono? Chi ero? Chi sono? Chi ero?

Un drappo, due legni, un filo, volteggio ….

Ma allora sono uno di quei giochi che i bimbi di tutto il mondo amano far volare attaccati ad un filo per credere di essere loro a volare.

L’umano desiderio di volare come gli uccelli.

Un aquilone, ecco cosa ero!

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martedì 5 luglio 2011

202-Il Regalo/9

Tutto avvenne nel momento in cui la piccola riprese il gomitolo da dove era caduto, un piccolo strattone involontario, causato sa un sussulto per riprendere l’equilibrio avendo messo male il piedino, rischiando anche di cadere, mi fece alzare da terra, stavo volando ma anche allontanandomi da lei.

La disperazione mi assalì, avevo appena provato cose bellissime, e già era giunto il momento di allontanarmi da lei.

Mi ero dimenticato del filo, con astuta mossa la bambina tese il filo, ed io, nella mia improvvisa maestà cominciai a volteggiare sopra di lei.

Chiusi gli occhi, e mi vidi attraverso i suoi, ero splendido come mai avrei potuto immaginare, volavo leggero, elegante, forte, il mio profilo si stagliava in cielo e sembrava potessi dominare tutto quello che era sotto di me.

Li riaprii, proprio nell’esatto momento in cui fu la bimba a chiuderli, quel filo era veramente magico. Riuscii a percepire quello che stava provando tenendo stretto quel filo, ma con gli occhi chiusi.

Stava volando con me.

Vedeva se stessa, li sotto, sorridente come non mai, allegra, felice, si sentiva finalmente libera e leggera, poteva andare dove voleva, bastava tirare o allentare il filo che la legava a me ed a quello che provavo per lei.

Che bello, che sensazioni incredibili provammo in quel momento, eravamo noi due soli nel mondo, e che mondo .. fatto di luce, suoni, colori, ed una sensazione di … non saprei spiegarmi,. Sono pur sempre un oggetto, ma se un oggetto potesse amare …. forse quello era Amore.

Si, ripensandoci bene, quello doveva essere proprio Amore.

A volte era come se cadessi, e la paura ci assaliva di nuovo, ma le abili mosse della bimba mi riportavano sempre su, sempre più in alto, sempre più vicino al sole.

Io volavo e percepivo la continua vicinanza della bambina, poteva vedere quello che vedevo e sentire quello che sentivo, io volavo e lei “cresceva” di quella esperienza.

Poteva acquisire cose che altri non avrebbero potuto nemmeno avvicinare.

Si stava arricchendo dentro e questo riempiva anche me di gioia.

Ecco qual’era lo scopo per cui il grande uomo mi aveva creato e donato proprio a lei, dovevo farla crescere, dovevo farle scoprire le meraviglie della vita, dovevo portarla nel luogo dei sui desideri per farle capire che non era una semplice bambina ma una meravigliosa principessa, e forse in quel momento, come nelle più antiche favole, mi sarei trasformato nel suo principe … chissà.

Uniti sempre più ci stavamo avvicinando ad una luce, che diveniva ai nostri occhi sempre più forte.

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venerdì 1 luglio 2011

201-Il Regalo/8

Fu un nuovo fulmine a ciel sereno, nell’istante esatto in cui la mano riprese il gomitolo da terra, un nuovo vortice ci rapì entrambi, fino a che, sempre più impaurita, la bambina non getto a terra il gomitolo, stavolta più lontano di prima.

Capimmo, io e lei, che la causa di quello che stavamo provando era proprio il gomitolo, o meglio, se lei prendeva in mano il gomitolo si scatenava il pandemonio.

Quindi riprovò e ne ebbe la conferma, ma questa volta, sapendolo, non lo gettò via, ma lo tenne stretto a se e si lasciò abbandonare il quella vorticosa sensazione che stavamo provando.

La risposta alle nostre domande era quella, se la bambina teneva a se il gomitolo qualcosa ci “collegava”, qualcosa faceva si affinché le sensazioni di uno si trasferissero all’altro, e viceversa.

Era il filo che ci teneva così uniti, forse era un filo magico.

Che strana sensazione che stavo provando, che stavamo provando. La paura fece spazio ad una sensazione di estremo benessere, ed ogni timore venne spazzato via.

Godevamo entrambi di questa nuova realtà, potevo vedere con i suoi occhi, ma lei vedeva con i miei, sentivamo e provavamo le cose dell’altro, potevamo anche comunicare tra noi come fosse la cosa più normale di questo mondo che una bambina ed un oggetto potessero comunicare.

E tutto grazie a quel filo che congiungeva il nostri “essere”.

La voglia di capire e di scoprire, face si che la bimba tentasse di lanciare più lontano possibile il gomitolo, per vedere cosa mai sarebbe successo interrompendo quella sorta di contatto che si era venuto a creare tra lei ed il suo regalo.

Il lancio fu deciso ed energico, il gomito si srotolò e ricadde a terra abbastanza lontano da sparire quasi alla vista.

Poi chiuse gli occhi e … vedeva ancora con i miei, aveva gli occhi chiusi, li strizzava forte forte per esserne sicura, eppure continuava a vedere distintamente cosa la circondava, la magia era quasi completata, quel filo era veramente fantastico, ormai ci univa anche senza contatto.

Ma la cosa più incredibile doveva ancora avvenire, e non potevamo assolutamente sapere, nessuno dei due, che di li a breve saremmo inconsapevolmente entrati nel modo dorato tanto desiderato dalla bambina.

Il sogno si sarebbe avverato.

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