Brutte giornate in questo periodo, la pioggia ed il freddo obbliga un pò tutti gli abitanti del villaggio a rimanere ognuno dentro la propria casa.
Armato di cappuccio, e sfidando l'umidità, mi sono comunque deciso ad uscire per fare un giro.
Avvicindandomi ad una finestra ho sentito un lamento, un piagnisteo.
Era un ragazzo, solo nella sua stanza, che si stava tremendamente annoiando, non riusciva a stare fermo un istante, si sedeva sul letto per poi rialzarsi subito, prendeva un libro dallo scaffale, ma poi, senza nemmeno aprirlo, lo appoggiava sulla scrivania.
Si stava lamentando, ad alta voce, perchè non riusciva a sopportare tutta quella solitudine.
Continuando nella mia passeggiata, poco più in là, sotto un portico, un vecchio seduto su una fredda panchina, se ne stava anche lui solo soletto a guardare nel vuoto. Aveva un giornale in mano, ma credo non fosse stato nemmeno aperto.
Il suo sguardo era sereno, ed un compiaciuto sorriso illuminava il suo volto.
Eppure anche lui stava vivendo un momento di solitudine come il ragazzo che avevo visto poco prima, ma la sua reazione era decisamente diversa.
Avrei voluto ghiedergli il perchè, seppur solo, non si stesse annoiando, ma temevo di disturbare quel momento tutto suo e mi sono allontanato.
Come sempre il mio amico vento, intuendo le mie perplessità, è venuto in mio aiuto ed ha fatto in modo che un foglietto abbandonato mi planasse davanti fermandosi ai miei piedi.
Una scritta, sbiadita dalla pioggia battente: "Vivo in quella solitudine che è penosa in gioventù, ma deliziosa negli anni della maturità. (Albert Einstein)"