lunedì 23 agosto 2010

155-Battuta di caccia (storia vera)

Ero piccolo, molto, e mi trovavo lontano dai miei luoghi natali.
Mio nonno paterno, un uomo buono e cordiale volle portarmi con lui a caccia.
Non so quanti di voi sanno, o ricordano cosa sia una Lambretta, e quindi mi limiterò a dirvi di immaginare uno scooter con un anziano alla guida con tanto di fucile sulle spalle, un bambino seduto dietro di lui, ed a lui aggrappato come una scimmietta, ed un cane, un setter bianco nero, accovacciato sulla pedana, tra sella e scudo.
Una gran buffa scenetta, vero?
Adesso ci avrebbero arrestati tutti (o almeno il mio nonno), io troppo piccolo, un cane che non poteva essere trasportato, un fucile, nessuno con il casco, nemmeno il cane... ma allora non esistevano divieti.
Arrivati lì, dove dovevamo arrivare, iniziò la "caccia": il cane sembrava impazzito e sprigionava gioia da ogni poro, forse da ogni pelo ...
Camminammo un bel po’, il cane seguiva le tracce di non so cosa, il nonno canticchiava.
Ma ad un certo punto il cane si fermo, la sua coda divenne turgida e dritta, zampetta anteriore alzata, fermo come una statua.
Il nonno si bloccò, ed io con lui.
Un fischio ed il cane partì velocissimo verso un insignificante cespuglio.
Un rumoroso battito di ali e dalla vegetazione si alzò un grosso volatile (che poi scoprii essere un fagiano).
Lo avevamo davanti a non più di dieci metri, socchiusi gli occhi e portai istintivamente le mani alle orecchie aspettandomi lo sparo, ma niente ... ora spara, mi dissi, ancora niente.
Lo vidi allontanarsi e fu solo in quel momento che partirono due colpi in veloce successione.
Il fumo mi coprii per qualche secondo la vista, ma quando si diradò, notai il fagiano che, più vivo che mai, e probabilmente impaurito, se la stava svignando.
Il nonno, che aveva sparato senza nemmeno mirare (perché a lui piaceva farlo con il fucile "imbracciato"), disse un paio di parolacce e poi si mise a ridere, mi guarda e mi dice:
"padellato!"
Non riuscivo proprio a capire, avrebbe potuto sparare quando lo avevamo vicino, sarebbe stato impossibile mancarlo, e invece...
Mi decisi a chiedere cosa fosse successo
"il fagiano è un volatile molto grande, e quando è a terra è più simile ad una grossa gallina che ad un uccello vero e proprio per quanto è goffo nei movimenti.
Per spiccare il volo ha bisogno di tempo perché non ha ali molto grandi in rapporto al peso del corpo, la prima fase del volo è in verticale e si alza, molto lentamente, in colonna. Una volta arrivato ad un certa altezza da terra comincia lentamente a volare in orizzontale ed a prendere velocità. Il passaggio da volo verticale a volo orizzontale lo si vede anche perché il fagiano abbassa la coda (o alza, non ricordo più).
Sparare ad un fagiano mentre goffamente cerca di spiccare il volo non è rispettoso, è troppo facile, non avrebbe scampo, allora dobbiamo aspettare che finisca la colonna in modo da dargli almeno una possibilità di fuga"
Questa spiegazione mi affascinò molto, era bellissimo che un cacciatore rispettasse gli animali che cacciava in tale maniera.
Un po’ meno piacque ad Argo, il cane, che alla seconda "padellata" scappò e lo ritrovammo a casa nella sua cuccia (mi dissero che faceva sempre così perché si offendeva se lui trovava gli animali ed il nonno non gli uccideva).
Trascorsero molti anni e, ormai ragazzo tornai a caccia, non con il nonno, che nel frattempo scoprì che il destino non ti "padella".
Questa volta andai con un gruppo di amici, eravamo in sei, di cui io solo senza fucile, con tre cani.
Mi aspettavo di rivivere la stessa scena di tanti anni prima ... illuso, al primo rumore furono scaricati 10 colpi in pochi secondi, ed era una lucertola ...
Sparavano tutti a qualsiasi cosa si muovesse, senza mai accertarsi cosa fosse realmente.
Fu una carneficina, animali con corpi dilaniati dai troppi colpi ricevuti da distanze di pochissimi metri, e quindi gettati via perché inutilizzabili (non esiste la zuppa di cacciagione...).
Possibile che in una quindicina di anni il modo di cacciare fosse cambiato così tanto?
Non so cosa succeda adesso, come si comportino i cacciatori oggi, so solamente che la prima esperienza fu per me entusiasmante, la seconda molto meno.
Entrambe indimenticabili.

9 commenti:

  1. Seguo il tuo blog da un paio di giorni, ma ho letto molti dei commenti che hai lasciato ad altre bloggers e anche alcuni post.
    Ho deciso di aggiungermi ai tuoi sostenitori perchè il tuo modo di scrivere mi piace davvero molto, così come il tuo modo di lasciare intendere fra le righe quale sia il tuo vero messaggio... dimodochè non si possa leggere ciò che scrivi con distrazione, ma al contrario bisogna concentrarsi e aprire mille canali per poter capire DAVVERO ciò che vuoi dire.

    Per quanto riguarda questo post... che dire, la scena che racconti inizialmente, quella con tuo nonno, mi ha fatto spuntare un sorriso, per la genuinità, la bontà di questo uomo, e ho quasi respirato l'aria serena e piacevole di quell'esperienza, come se fossi anch'io lì con voi.
    Purtroppo non è questione di "oggi" o di "a quei tempi"... la cattiveria e il gusto di uccidere ci sono sempre stati nell'animo umano, oggi ci sono tanti divieti ma non è detto che rispettarli faccia di qualcuno una brava persona.
    Seppure ai tempi di tuo nonno non ci fossero tante limitazioni, tuo nonno PER SCELTA decise di "lasciare una chance" al fagiano... è una scelta dovuta non ad una regola imposta, ma ad un rispetto dell'animale presente in lui, nella sua morale. Per questo secondo me è da ammirare.
    (Però, da ragazza che desidererebbe ardentemente diventare madre, e che ha dentro di sè un forte istinto materno, ti dico: sei molto fortunato ad essere ancora intero, dopo il viaggio in Lambretta! ;) )
    Ti saluto con affetto!
    IlFioreDelMale

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  2. Già...Quando apre la caccia dalle mie parti ho persino paura ad andare a cavallo nei boschi...Appena vedono qualcosa muoversi, sparano!!

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  3. Il racconto di tuo nonno é emozionante, sembra una narrazione davvero d'altri tempi, grazie per averla condivisa!

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  4. Questa storia è bella nella sua totalità per il messaggio che manda. Oggi siamo così pieni di sovrastrutture che non ci permettono di creare dei ricordi così intensi e importanti come quelli qui raccontati. La purezza e la semplicità dell'anima si stanno perdendo lasciando spazio alla freddezza, all'arroganza e alla prevaricazione insensata sul più debole, un confronto alla pari sembra non essere più considerato, l'importante è vincere, non si sa cosa poi, forse lo scettro dell'idiozia!

    P.S. Assolutamente si! Le foto le ho scattate io con la mia piccola macchinetta che mi da tante soddisfazioni!

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  5. Tuo nonno sicuramente era rispettoso e leale dal punto di vista sportivo al contrario dei tuoi amici, ma entrambi non avevano molta fame immagino:)

    Argo è incredibile!

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  6. A proposito invito a guardare questo video http://www.youtube.com/watch?v=iBKAZGDe13w
    che rappresenta il punto di vista di mauro corona riguardo la caccia, lui è un ex-cacciatore stile old school (come tuo nonno credo).
    Come vedi c'erano delle regole da rispettare: guai ad uccidere un femmina di camoscio,guai ad avanzare qualcosa.
    E delle usanze strane come bere il sangue dell'animale quando si uccide la prima preda.
    Al quel tempo la caccia era per sopravvivere non per divertimento.

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  7. Vivere è un'arte che non solo pochi sanno apprezzare ma ancora di meno sanno viverla.

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  8. Grazie a tutti/e per l'apprezzamento.
    Pettirosso, ho visto il video, decisamente "istruttivo". Per quanto riguarda il nonno ... lui a differenza degli altri aveva "fame", si cacciava solo per mangiare in casa sua.

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  9. gli uomini "di una volta" si distinguevano per il rispetto che avevano per tutto quello che li circondava, dalla vita stessa alla vita degli altri.. però la caccia non è mai una buona cosa. Mi ha sorpreso moltissimo questo tuo post, sapere che apprezzi uno "sport" cosi feroce e ingiusto, non lo si capiva da questo tuo blog.. avrei delle domande da farti in questo senso, quando ti va :)

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