domenica 7 febbraio 2010

13-Il ballo

Mi sono fermato in un villaggio, simile al mio, con gnomi, fate e folletti. Avevano organizzato una festa e stavano ballando.

Quando nell'aria si diffuse una melodia, le mie corte gambe iniziano a muoversi.

Fra tutta quella gente riconobbi un fata, vecchia mia conoscenza, con la quale avevo ballato in molte occasioni. Le chiesidi concedermi l'onore.

Conoscevamo i passi a memoria, i nostri movimenti erano quasi perfetti. Ben presto intorno a noi si fece il vuoto, il ritmato battito della mani accompagnava ogni nostro movimento. Finita la musica ci salutammo e, tra i graditi complimenti degli altri, mi allontanai per rimettermi in viaggio.

Ripensavo a quel ballo, mi ero divertito, ma ... C'era qualcosa che non mi aveva convinto nella mia amica fata,ballerina.

Provai a socchiudere gli occhi e pensai a lei intensamente. Brava, non aveva sbagliato un passo, in un paio di occasioni aveva anche rimediato ad alcune mie incertezze sapendo quello che doveva fare.

Ma qui i miei ricordi si fermavano, oltre questo non andavo. Chi era lei, veramente, si stava divertendo, ma era felice?

Non ricordo il suo nome il colore degli occhi, quello dei capelli, solo che era una brava ballerina.

É stato in quel momento che mi sono ricordato di un incontro fatto tempo fa, sul quale, sinceramente, non so ancora se trattavasi di realtà o di uno dei miei tanti sogni ad occhi aperti.

Stavo camminando in un bosco, mani in tasca, fischiettando, alzai gli occhi al cielo proprio nel momento in cui un numeroso stormo di rondini stava passando sopra di me. Migrano verso luoghi più caldi, pensai.

D’improvviso, li davanti a me, ai piedi di un grande e robusto albero, una rondinella che era uscita dal gruppo.

Tremava, forse infreddolita, forse impaurita. Mi guardava, un po’ con sospetto, un po’ con sollievo, mi avvicinai a lei per darle conforto, e cominciò a sussurrare cose a me incomprensibili: chiavi, porte, lucchetti.

Non era impazzita, ma qualcosa la turbava, la fissai negli occhi … io la conoscevo, io l’avevo già incontrata, probabilmente con forme diverse, in luoghi diversi, in situazioni, diverse … ma gli occhi erano quelli.

Ma dove l’avevo vista ? Non potevo chiederlo a lei, era così spaurita.

Non sapevo cosa fare, come muovermi, volevo convincerla a tornare nello stormo, farle capire che, restando li si sarebbe potuta perdere.

A volte, la stupidità supera la ragione, ed io, se mi trovo in difficoltà mi agito e perdo ogni capacità logica …l’unica cosa che mi venne in mente di dire fu “vuoi ballare ‘”

Cosa più stupida non sarebbe potuta uscire dalla mia bocca: non c’era musica, nessun amico folletto in vista che con il suo flauto la potesse creare, non so se sapeva ballare, non avevo mai ballato con lei, quindi non avrebbe saputo interpretare la mia guida ed inevitabilmente saremmo inciampati ad ogni passo.

Ma come mi era venuta in mente quell’idea !

Ed invece la rondinella si alzò ed accettò “scusami, non so ballare” fu quello che mi disse mentre si avvicinava a me.

Un orchestra comincio a suonare (dov’era che prima non l’avevo vista) e cominciammo a volteggiare …

Non so per quanto tempo ballammo, sicuramente abbastanza da sfinirci, eppure non ci fu, nei nostri passi, nemmeno la più piccola sbavatura, era la prima volta che ballavamo insieme, eppure sembrava lo avessimo sempre fatto. Accettò, incondizionatamente, di farsi guidare in quelle sequenze a lei sconosciute, sentivo la sua, forse immeritata, fiducia e la guidavo più con gli occhi che con mani.

Quello era ballare!

La musica finì, orchestra sparì con la stessa velocità con cui era comparsa, nessuno applaudiva, quel rumore ritmato che sentivo era invece il mio cuore che batteva fortissimo.

Le feci un largo inchino di commiato. Lei sorrideva felice per aver ballato, notai che le sue mani tenevano stretta stretta una piccola chiave (e quella da dove era uscita?) e spiccò il volo per tornare con il suo gruppo.

Ebbe un ripensamento, tornò indietro verso di me e disse, gridando, “grazie”.

Mi voltai convinto che dietro di me fosse riapparsa l’orchestra e che lei stesse ringraziando il maestro per la splendida melodia che aveva fatto suonare ai suoi orchestrali ….

Non c’era nessuno, chi aveva ringraziato ?

Di lei non rammento se ballasse bene … tutto il resto si, ed anche dove l’avevo incontrata ….

Sorrisi e dentro di me pensai di quanto fosse vero quello che mi dicevano gli anziani quando ero un giovane folletto: “non ti preoccupare, il vento cambia!” cominciavo a capire il significato di quelle parole.

Che strano ricordo vero? Forse lo avevo sognato davvero.

Il sole era quasi completamente calato, misi le mani in tasca, alzai il colletto del mio giubbotto, faceva freddo …

Stava cominciando a nevicare.

Dovevo affrettarmi rischiavo di perdermi in quel bosco, anche se non lo temevo più di tanto, ero in un bosco "amico", ero certo che alcune fate avrebbero vegliato su di me ... indicandomi con iloro segnali la strada giusta.

Però! Che freddo al naso!

4 commenti:

  1. ... mi piace il tuo piccolo mondo.
    Boschi di folletti e piccole creature sono un sogno sereno da portarsi nel cuore...

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  2. Bel post. È collegato all’ultimo post di mimì, vero? È lei la rondinella. E tu il folletto che l’ha aiutata.. a capire, a trovare, a sorridere..
    La tua sciarpa ancora non l’ho trovata. Mmm.. proprio non hai idea di dove potresti averla lascita? Proverò a controllare domani (anzi, oggi) sul pullman. Ti farò sapere.

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  3. Be, come già fatto sotto altre sembianze.. Grazie... Grazie per avermi raccontato quello che io nel mio racconto avevo dimenticato.. Grazie per avermi svelato ciò che nel mio viaggio mi ero persa.. Grazie per avermi fatto ritrovare la chiave del Cuore.. Che ha riaparto quella piccola porticina che nascondeva il mio amato Mondo a Colori..
    Folletto, fata, gnomo, rondine, fiore, farfalla, gabbiano, fungo, albero, foglia.. Ciò che sono non lo so, so solo che non ho mai avuto paura del Vento... L'ho sempre accolto e chiamato a me a piene braccia.. E quindi non potevo far altro, nuovamente, che riaccoglierlo per lasciarmi guidare avvolta e volante fra le sue braccia...

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  4. Forse scrivero quello che io facevo con il vento... Come lo chiamavo a me e come io volassi con lui con la mente in luoghi lontani

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